E fu proprio mentre portavo due bicchieri
che mi dicesti: "Indovina chi è venuto ieri?"
Io chiesi: "Chi?", però sapevo di sapere,
e il primo amante in fondo è come il primo amore.
Pomeriggio: da solo in un po' troppa Toscana,
ho pensato: "Ma brava", vabbe', ho pensato: "Puttana",
poi che io non c'entravo e che eri stata felice
con chi non importa e la storia non dice.
Le mie tasche eran piene di varie ed eventuali
ma i tuoi giorni con me sono stati tutti uguali:
con lui eri Firenze, i monumenti, il cielo, il letto;
con me oggi una noia da sala d'aspetto.
E la sera per cena mi sono pure travestito,
per spiare quel gesto che ti avrebbe tradito;
ma il naso a palla e gli occhiali con la corda
mi segavano in due la parte che ricorda.
E sono esperimenti questi da non più tentare,
perché andando a svestirmi per tornar normale,
non seppi più che togliermi di vero e di finto
e confusi me stesso con la barba al mento:
come avevo confuso per giorni e giorni e giorni
il senso dei sorrisi e quello dei ritorni
senza aver capito che tu stavi cambiando
e gridavi da sola e poi stavi vivendo...
All'uomo della Chevron
che non aveva capito
ripetei sillabbando:
"Ho paura del lupo, paura
paura, paura del lupo".
E lui con la pompa in mano
e con il tappo nel guanto
come stesse nel mondo
a dar benzina soltanto
mi guardava stupito
chiedendomi: "Quanto?"
"Tanto che a Lodi non ci arrivo mai
si nasconde là dietro finché sto qui, ma poi
quello m'insegue fino a casa mia,
stia qui, mi faccia un pò di compagnia..."
E l'uomo della Chevron
che non aveva capito,
fece tre passi indietro,
non pulì neanche il vetro,
disse: "Mamma mi aspetta",
e fuggì nella notte.
E adesso che sto fermo e sento meglio il vento,
adesso che non ne parliamo più da tanto tempo
c'è tua madre che non sbaglia mai e la cena con gli amici
e a volte a far l'amore siamo quasi felici:
le mie tasche sono piene di varie ed eventuali
ma i miei giorni con te son quasi sempre uguali
e un giorno ti dirò: "Indovina chi è venuto?"
Ora son cresciuto: "Guarda, non è bello il mio lupo?"