La maga
C'era una volta un re, ch' 'un aveva punti figlioli. Si raccomandava sempre; andava a fare le preghiere per avere qualche figliolo, ma glí-era inutile. Un giorno gli era a fare la su' preghiera: sente una voce: Che vo' tu: un mascbío per morire, o una femmina per fuggire? E lui stiede zitto: 'un sapeva cosa rispondere. Andette a casa, e dimandò a tutti i suoi sudditi cosa poteva rispondere. Gli dissero: " Un maschio per morire è lo stesso che la 'un abbia niente; chiegga la femmina per fuggire; la serrerà, e 'un potrà fuggire ". Allora tornò in chiesa a far la preghiera, e sentì la solita voce: Che vo' tu: un maschio per morire, o una femmina per fuggire? E lui: " Una femmina per fuggire ". Eccoti che la regina ingravidò e fa una bellissima bambina. Distante dalla città di molte miglia ci avea un bellissimo giardino con un bel palazzo n'il mezzo; costì ci portò questa bambina con una balia e una damigella; e il babbo e la mamma ci andavano molto di rado a vedere questa bambina, perché 'un volevano che la s'invogliasse d'andare alla città, per paura che gli fuggisse. Quando la citta fu all'età di sedici anni, ci passò di lì il figliolo d' il re Giona. Vede questa bella citta, se ne innamora; dà uno sbruffo di quattrini alla balia che stava sempre con lei, e la lo fa passare.
Questi due giovani s'innamorano, e costì si sposarono senza che ne sapesse nulla il babbo e la mamma di lei.
Passa nove mesi: la rimase gravida, e la regina fa un bellissimo bambino. In questo tempo che lei l'ha partorito, a su' padre gli venne voglia di andare a vedere la figliola. Arrivato che fu al palazzo, gli venne incontro la balia. Il padre dimanda a lei cosa faceva la figlia. " Altezza, sta bene, l'ha fatto un morto " - " Come! la mi' figliola ha fatto un figliolo! Sicché lei ha preso marito? ". E si sdegnò tanto, che tornò addietro, 'un la volendo vedere più la
figliola.
Lei la se ne stava con il suo sposo 'n il su' palazzo, e il su' bambino. Quando fu all'età di quindici anni, questo bambino, che ancora il nonno 'un l'avea mai veduto: " Mamma ", dice lui una sera, " io voglio andare un poco a vedere il mi' nonno ". La mamma gli rispose: " Vai ". Si levò di bon'ora, prese un bravo cavallo con di molti quattrini, e va via.
Arrivato che fu da il nonno, 'un li fece il nonno punta accoglienza; 'un gli parlava mai. Quando ci fu stato circa tre o quattro mesi, questo giovanotto gli dispiaceva che il su' nonno 'un gli facea punto festa. Gli disse questo giovanotto: " Cos'ha con me, nonno, che 'un mi parla mai? La me lo dica; i' anderei anche a tagliare la testa alla maga per lei ". Rispose il nonno: " Giusto quello che cercavo, che t'andassi a tagliare la testa alla maga ".
Questa maga era così paurosa, che quanti la vedeano diventavano statue, e lui avea piacere che questo giovanotto gli morisse, altrimenti gli dovea lasciare il regno; e volea perciò che andasse a tagliare la testa alla maga. Allora questo si fa dare di gran quattrini, piglia un bravo cavallo, e parte. Quando fu per istrada, gli comparve un
vecchietto. " Dove vai, bel giovane? " gli disse. " Vo a tagliate la testa alla maga ", rispose. - " Ah sciagurato! così tu vai a tagliare la testa alla maga? Ti ci vuole un cavallo che voli, perché tu hai a passare una montagna che c'è certe bestie, leoni, tigri, che al primo boccone ti divorerebbero te e il tu' cavallo ". - " Ma come devo fare? Chi me lo dà il cavallo? E' possibile che trovi un cavallo che voli? " - " Sta' attento, te lo troverò io ".
Sparisce il vecchietto e gli riporta un bellissimo cavallo che volava. " Senti: la maga l'è in un bellissimo prato pieno di fiori, che dall'odore rimarrai incantato quando tu sei vicino; e ti ci vole uno specchio; ma questo specchio 'un l'ho io; quando tu hai camminato un pezzo, tu troverai un palazzo magnifico, dov'è un bellissimo giardino: ci sta du' ceche, e l'hanno un occhio in due; tu devi andare da queste du' donne e raccomandarti, e forse te lo daranno questo specchio. Quando tu ha' avuto questo specchio in mano, tu vedrai che la maga sarà in un bellissimo prato per sollazzo. Bada bene di 'un la guardar la maga; guardala nello specchio, guardala nello specchio, guardala sempre nello specchio, ché se tu la guardi, tu doventi una statua". Il giovane ringrazia questo vecchio, e seguitò il suo cammino.
Arrivato che fu in una montagna, ci trovò degli orsi, tigri, serpenti, che se 'un aveva il cavallo che volava, l'avrebbero mangiato a morsi; ma lui sempre alzava il su' cavallo e 'un lo potevano arrivare. Allora disse: - Aveva ragione quel vecchio: che se 'un avevo questo cavallo mi avrebbero mangiato questi animali; - e seguitò il suo cammino.
Camminato che ebbe un'altra distanza, vedde un bel palazzo da lontano; disse: - Questo deve essere il palazzo delle ceche. - Vi si recò, ma il giovane era così timido che 'un si arrischiava a picchiare. C'era un bellissimo giardino; c'entrò, e cominciò a girare per divertirsi, perché queste ceche erano a desinare. Finito che ebbero il pranzo,
- Serie prima
andettero un po' a spasso nel giardino> e lui nel sentirle si ripose in una pianta perché >un lo vedessero, ché aveva paura. Queste du' ceche ragionavano tra sè. Una aveva un occhio in mano, e guardava e diceva: " Oh che bei palazzi di novo che gli ha fabbricato il re! ". L'altra diceva: " Dammelo un poco anche a me, che vegga qualcosa anch'io ". Il giovane, che era vicino a loro dreto questa pianta, invece di pigliarlo quell'altra ceca l'occhio, allungò la mano e lo prese lui. La diceva la ceca-. "Tu 'un me lo dai? (alla compagna); tu vo' vedere ogni cosa te? " - " 'Un te l'ho dato? " la risponde l'altra. - " No, che tu' un me l'hai dato! " - " lo te l'ho dato, ti dico ". E costì facevano una questione: se lo chiedevano l'una con l'altra e nissuna l'avea l'occhio delle due. Allora dissero loro: " Vol dire che qualcheduno c'è nel giardino che ce l'ha preso. Se qualcheduno c'è che ce l'ha preso, ci faccino il piacere di rendercelo, perché 'un ci s'ha altro che quest'occhio in due. Chieggano a noi cosa credono che possano avere, che gli si darà ". Allora si fece avanti questo giovane, e disse: " Son io quello che l'ho preso; mi debbono dare lo specchio che loro hanno, ché debbo andare a ammazzare la maga ". - " Ben volentieri ", risposero le ceche, " ma bisogna che vo' ci diate l'occhio; se no, 'un si pole andare a trovarlo "; e lui garbatamente gnene rese. Loro gli portarono lo specchio; e lui le ringraziò, e prosegui il suo viaggio.
Cammina una giornata intera. L'altro giorno, quando lui ebbe camminato dell'altro, sentì un grande odore di fiori; più che camminava e più l'odore lo sentiva. Quando l'ebbe camminato un altro pezzo, vedde un bellissimo palazzo con un bel prato pieno di fiori. N'il mezzo a questo prato c'era la maga a sollazzo. Quando fu vicino (lui guardava sempre da cavallo, ma la guardava nello specchio), arrivò con la su' spada e gli tagliò la testa; e la messe in un sacchetto; ma gli cascarono du' goccíole di sangue che doventarono du' grossi serpenti, che durò fatica a liberarsene.
p
Oh! diceva; sorte che ho questo cavallo; se 'un aveva il cavallo che volasse, 'un ci tornavo a casa. - E proseguì il su' cammino; ma 'un prese la solita strada: ne prese un'altra. Cammina, cammina, si ritrovò vicino a una città dove c'era il porto di mare. Vicino al mare c'era una cappella; gli venne volontà di andare a vedere cosa c'era in questa cappella. Entrato che fu là, vedde una bellissima ragazza tutta vestita di bruno che piangeva quanto poteva. In vedere questo giovane, la cacciò un grido: " Andate via, andate via! che se viene il drago, vi mangia anche voi; io son qui che l'aspetto, che mi deve mangiare. Dovete sapere che tutti i giorni ne vole mangiare uno, e oggi l'è toccata a me ". Allora rispose lui: " No no, bella ragazza, io vi voglio liberare ". - " Sarà impossibile ", rispose lei, " ammazzare un animale così ". - " No, 'un abbiate paura: salite sul mio cavallo ", gli dice lui, e la mette nel su' cavallo. In questo tempo sente certi gridi: era questo drago che veniva. Appena fu per sortire dal mare, questo giovane gli si presenta, e lui doventa una statua, questo drago. Questa bestia aveva sette teste, e lui con la sua spada gli tagliò tutte e sette le lingue, se le rinvoltò in un fazzoletto e se le messe in tasca.
La ragazza essendo col su' liberatore, la lo voleva menare con seco. " No; 'un voglio venire; io voglio andare a girare un altro po' di mondo ". Allora lui gli disse: " Senti: io starò fori sei mesi; in questi sei mesi 'un guardar nessuno finché io torno; e se io 'un torno, piglia a chi ti pare, perché allora vol dire che 'un torno più io ". E costì gli disse addio con grande dispiacere, e andette via. Lui prese una parte e lei ne prese un'altra.
Quando lei fu a mezza strada per andare a casa, la trovò un ciabattino e gli disse: " Veh' veh! guarda dove l'è! 'Un doveva farsi mangiare dal drago lei? " La fece tornare indietro per vedere se era la verità; quando vedde che il drago l'era morto, gli disse: " Se tu 'un dici a tu' padre che l'ho ammazzato io, io t'ammazzo a te ". La povera ragazza la fu costretta a dirgli sì. La prese a braccetto e la menò a casa d'il padre. Potete credere l'allegrezza dei genitori al veder tornare la figliola con il suo liberatore, (perché la gli disse che l'aveva ammazzato questo giovane il drago, ma per sei mesi lei 'un voleva nessuno).
Allora il re messe gli affissi per tutta la città che la figliola era stata liberata da un ciabattino, e che ora, passati sei mesi, l'avrebbe sposata. Il giovane che l'aveva liberata si ritrova in una città, e sente gli affissi che la figlia di questo re l'era stata liberata da un calzolaio e che il re gliela dava per isposa. Disse tra sè: - Senti, senti: un calzolaio l'ha ammazzato! Io tornerò indietro a sentire chi l'ha ammazzato, se l'ha ammazzato il calzolaio o se l'ho ammazzato io. - Tornò in questa città e si messe in una locanda, dove vedeva tutti i giorni soni, canti, feste, ché era sposa la figliola d'il re. Andò a domandare al locandiere" In che maniera fanno tutte queste feste? " Disse il locandiere: " Bel giovane, deve essere che in questa città c'era un animale, ed ogni giorno veniva da il mare e voleva mangiare una persona, se no mangiava chi trovava; sciupava di molta gente. Un giorno toccò alla figlia d'il re; un calzolaio la liberò, ed ora gliela dà per moglie ". Allora rispose questo giovane: " Si potrebbe passare a udienza da questo re? " - " Eh, sarà difficile in questi giorni ". Allora il giovane gli promesse di molti quattrini; e fece tanto questo locandiere che ce lo condusse.
Il giorno dopo doveva essere sposa la regina, che finiva sei mesi. Passato che fu a udienza, questo giovane domandò a il re di questa bestia quante teste aveva. " Sette ", rispose il re. - " Dunque quello che l'ha ammazzata dovrà dare qualche contrassegno ". Chiamarono il ciabattino. " Dimmi", disse il re, "quando tu ammazzasti il drago, 'un aveva sette teste? Doveva aver anche sette lingue ", Chiamò la sul figliola e gli domandò chi gli cavò le lingue a il drago. E la figliola: " Lui padre: e questo birbante mi prese per forza, e mi comandò che le dicessi che l'avea ammazzato lui ". Allora fu preso il ciabattino e fu bruciato in mezzo di piazza, e il giovane sposò la citta. il re voleva che stasse lì: lo incoronava; ma lui lo ringraziò e disse che! lui l'aveva da sè il regno, e voleva andare a ritrovare il su' padre. Arrivò prima dal nonno con la sposa. Il nonno, che a quell'ora lo credeva morto, quando lo vedde, rimase. " Signor nonno, 'un voleva che andassi a tagliare la testa alla maga? io son andato, e l'ho portata ". La cavò dalla sacchetta, gnene presentò, e doventò una statua il nonno. Allora andette a trovare su' padre, che si stava sempre in quel giardino dove l'era nato questo giovane. Tornarono tutti al regno d'il nonno.
- lì se ne stettero e se ne godettero
- a me nulla mi dettero.
Pratoveccbio.'
Raccontata dalla Beppa Pierazzoli, di Pratovecchio, terra nel Val d'Arno superiore> da molti anni a Firenze.
Variantí e Riscontri
FAINA (Rufina). - Un imperatore, che non potea aver figlioli, ottenne una bambina, che a quattordici anni si sarebbe ingravidata vedendo i raggi del sole. Il padre la fa custodire in una torre, ma avendola i servitori lasciata sola per andare a vedere una festa, essa mettendo un tavolino sopra un altro, arriva alla finestra e ingravida. Ne nasce una bambina che è esposta dai servitori in una campo di fave, e perciò chiamata Faina; la trova il nipote dell'imperatore, che se ne innamora perdutamente. L'imperatore manda Faina in un'isola; il
nipote s'ammala, e finalmente gliela fanno sposare. (Nelle Due belle gioie della Novell. fior. dell'IMBRIANI, C'è pure una ragazza chiusa inutilmente in una torre perché predestinata ad essere portata via dal vento).
Come si vede, la nostra novella è il mito di Medusa> abbastanza noto perché qui se ne dica altro. Le due ragazze cieche, che vedono con un occhio, ci richiamano al mito eschiliano delle figlie di Forco, sorelle dal volto di cigno, le quali aveano in due un occhio solo. La ragazza destinata ad essere divorata, che però non lo è perché liberata, ricorre ugualmente nei Tre cani (n. Il di questa Raccolta), e si trova pure in tutte le novelle del Tirolo italiano, di Venezia, Livorno, Piana dei Greci in Sicilia, ecc.
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