Il mago delle sette teste
C'era una volta un re che aveva tre figli. Questo re aveva un giardino, e tutte le mattine trovava mancanti fiori del giardino, i più belli che ci fossero. Un giorno il figliolo maggiore disse al padre: " Se lei mi promette di darmi moglie, per una notte sto io a guardare il giardino, per vedere chi coglie i fiori ".
Suo padre risponde subito-. " Sta' pure a guardare il giardino; se tu chiapperai qualcuno che coglia i fiori, allora ti darò moglie ". Va questo giovane nel giardino, ma non poté mai nella notte trovar nessuno, perché poi s'addormentò nel far del giorno.
Suo padre la mattina, perché gli avevano colto i fiori lo stesso, come quando 'un ci stava nessuno, gli fece: " Per te non più moglie in eterno ".
Quell'altro figliolo mezzano rispose: " Padre, ci starò io ". - " Tu sarai zuccone, che farai peggio di lui! ".
E come infatti gli accadette lo stesso, come gli era accaduto a quello che già c'era stato: s'addormentò.
Il più piccolo disse: " A me 'un m'importa di prender moglie; però voglio stare a guardare, e vedrò chi coglie i fiori ".
Passeggia tutta la notte nel giardino, e non vede mai nessuno. Nel far del giorno, si apposa un momentino facendo finta di dormire, e vede alzare la terra in un cantuccio, e vede uscire un mago che coglieva i suoi fiori più belli che ci avesse. Ma questo mago era così tanto omone, che lui un ebbe coraggio d'ammazzarlo; meno che gli andiede dietro a casa sua.
Quando fu giunto in casa sua, 'un si capiva icché si fare, ma sempre va dietro al mago. Il mago arriva in fondo a una stanza, e ci aveva due bellissime citte nel letto a dormire; posa i fiori e scappa.
Fanno al giovane: " Oh disgraziato, cosa fai? se ti trova il mago, t'ammazza ". Lui risponde: " Come i' posso fare per salvare la mia vita? ". Loro dicono: " Se ci prometti di levarci da questa stanza, allora ti facciamo ammazzare il mago " (perché lui l'aveva confinate in quel letto, che non potevano mai levarsi). Lui promette di sì; e gli racconta che era figlio del re. E loro allora gli dicono: " Tu entra in quell'armadio piccolo a muro, e quando è venuto il mago a letto, ti soniamo il campanello; tu sortirai ".
Lui sta molto attento al sono del campanello, e sorte fori. Si spaventa perché il mago aveva sette teste.
Gli dicono loro: " La prima fai la grossa, perché è la testa maggiore, se no, 'un arriveresti a tempo ad ammazzarlo, perché è più forte di te ".
Così fece, e poi ad una ad una gliele tagliò tutte e sette con la sua spada. Quando gliele ebbe tagliate, dicono quelle citte: " Portaci dove tu vuoi; siamo nelle tue mani, ti ci si raccomanda a te ".
Il giovane le portò alla volta del su' giardino, ma s'era rovinato tutto il muro giù dove era sceso lui dietro il mago,
che 'un potevano più montare.
I su' fratelli di lui, tutti disperati che 'un trovavano più il su' fratello minore, sentirono bisbigliare in fondo di
una buca, dove era rovinato il muro.
Egli chiamava aiuto: " Calate una fune per poter salire su, che siamo in tre ". Quando sentirono ch'era lui, il fratello, gli calarono la fune; e lui per prudenza fece salire prima queste due citte. Quando furono mandate su quelle due, questi giovani, vedendo queste belle citte, pensarono fra sè: - Si debbono accompagnare in casa, e poi si dice che si va a pigliare il nostro fratello; così il babbo s'abbonisce, e poi un poco per volta ce le fa sposare.
Lui, che stava laggiù a aspettare la misericordia, 'un vedde venire più nessuno, meno che turonno più la buca perché non venisse più fori, e a suo padre gli dissero, come a quelle due citte, che il fratello era andato in precipizio, che 'un c'era più rimedio.
Il giovane, rimasto solo, si fa coraggio, e ritorna nella casa del mago: trova un vecchio e questo vecchio gli dice: " Oh disgraziato, che se ti trova il mago, ti mangia subito! ".
Lui gli dice: " Accompagnami fori della casa del mago, che io voglio sortire; se no, pena la testa a te ".
Questo vecchio l'accompagna nella stanza dove c'erano state queste due citte nascoste, per farlo ammazzare dal mago. Invece rimase vedendo il mago già morto! Allora si caccia a fuggire per accompagnare questo giovane a un uscio che andesse fori (perché la casa del mago era tutto un deserto sotterra).
Si trova fori, ma in un gran deserto di boschi e montagne, che non si raccapezzava per dove s'andare per ritornare alla sua città. Aveva gran fame e non aveva denari in tasca; si era tanto strapazzato e non poteva andare avanti; soffrì diversi giorni tra la fame e la stanchezza. Finalmente, che è e che non è, si ritrovò un giorno alla sua città, e riconobbe la casa del re.
Si appresenta in casa del re, chiedendo un posto di cameriere o di facchino, pur di potere entrare in casa del re. Il cameriere rispose: " 'Un ce n'è bisogno nè di camerieri, nè di facchini, perché ci abbiamo tutto ". Lui risponde: " Almeno la grazia di vedere il re, per fargli una sola parola ".
Il re rispose al cameriere: " Fallo passare; si vedrà chi diavolo sarà questo ".
Questo passa nella stanza del re, e dice: " Sacra Corona, vengo a presentarmi da lei; è da tanto tempo che io patisco fame e sete e d'ogni ben di Dio, e non ho quattrini in tasca, né mestiere per potermeli guadagnare ".
Il re risponde: " Guarda: 'un avrei bisogno, ma un poco mi assomigli a un mio figlio, che ne ho avuto tanto dispiacere di perderlo; ti piglierò in casa per facchino ".
Allora dice il re: " Gli sia dato subito a questo giovane da mangiare e bere, perch'è tanto tempo che patisce la fame ". Subito i camerieri per obbedienza del re lo custudiscono.
Questo giovane intanto che mangiava, si voleva interessare da' camerieri se c'erano quelle due citte in casa.
Il cameriere, un poco più superbo, rispose: " Quanto ne vorrai sapere in seguito? ".
Lui essendo stato tre, quattro giorni, per facchino, s'era già stancato, ché non voleva fare il facchino in casa sua. Un giorno sente sonare il campanello, e conosce che erano le due regine (perché avevano sposato i figli del re). Va dietro al cameriere, e sta dietro l'uscio per vedere se lo riconoscevano appieno. Loro, a colpo d'occhio, vedendo quello piuttosto sudicio, affacciato all'uscio: " Cos'è queli'omo là, che sta intorno al nostro uscio? ".
Il cameriere risponde: " E' un grullo di un facchino, che è due giorni che è in casa, e si vole interessare di loro e di tutta la casa ".
" Allora ", rispondono loro, "fallo passare; si vol vedere anche noi ".
Lui tutto dispiacente entra dentro in distanza, e chiede tutte le sue scuse, perché si vergognava che era così sudicio. Le regine lo conobbero subito; e loro gli dissero: " Noi ti abbiamo bello e conosciuto; ma ti sei fatto conoscere da tuo padre? " - " No: mi sono presentato per facchino ".
Subito pronte andettero dal re: " Maestà, sa! il su' figliolo, che dicevano morto, è già tornato! ".
Il re rimase molto sopraffatto; fa chiamare subito questo facchino, e si fa raccontare tutto. Questo giovane racconta tutto al padre, cosa gli era accaduto de' suoi fratelli, che l'avevano tradito in quel modo.
"Di' pure cosa voi fare di sfregio a' tuoi fratelli: se li voi condannare a morte tutti e due per via di questo tradimento che t'hanno fatto ".
Lui dice: " No, io non ho coraggio di fargli nulla, meno di riconoscerli come fratelli, come erano prima ". Gli era pietoso questo figliolo, ecco!
Le due regine però 'un gli volevano più bene a' suoi mariti, perché sentivano molta affezione per questo povero giovane, che era stato lui che l'aveva liberate.
Finalmente i du' fratelli maggiori dovettero morire disperati dalle mortificazioni che soffrivano fra il babbo e le sue mogli. Rimaser le due regine con questo giovane sempre volendogli bene come un suo fratello e con il padre, godendosi sempre.
Monte Mignaio
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Varianti e Riscontri
Comunissima è questa novella nelle tradizioni popolari d'Italia; e se ne ha versioni di Sora nel Napoletano negli Italieniscbe Volkmdrchen del KÓHLER, n. I: Die drei Briider und die drei belreiten Kónigstocbter (jabrbuck I. rom. u. engl. Lit., VIII, 3); di Piano di Sorrento nel giornale napoletano Gíambattísta Basíle, an. I, n. 4, pagg. 31-32: Il conto delle mele d'oro dell'AMALFI; di Firenze nella Novellaia fiorentina dell'IMBRIANI, 2' ediz., n. V: Il mondo sottoterra; e nella Zoological Mytbology del DE GUBERNATIS, V. II, pagg. 187 e seg.; di S. Stefano in Calcinaja nelle Novelline di S. Stelano dello stesso, n. XIX: I tre cipressi; di BARGA ne' Tuscan Fairy Tales n. III: The ebree golden Apples; di Pisa e del Monferrato nelle Novelline ital. del COMPARETTI, nn. XL e XIX: La palla d'oro e I tre ragazzi; di Mantova nelle Fiabe del VISENTINI, n. 2: Giovanni dell'orso (pag. 157); di Venezia ne' Volksmárchen di WIDTER e WOLF, n. 4: Die drei Báumcben, oder die drei befreiten funglrauen; del Tirolo italiano ne' Márcben und Sagen dello SCHNELLER, n. 39: Der Sobn der Eselin; di Messina o Catania nei Sicilianische Márchen della GONZEN]3ACH, n. 58: Von den vier Kónigstocbtern; 59: Von Armaiinu; 61: Von einem mulbigen Kónigssohne ec.; 62: Die Geschichte von Bensurdatu; 64: Die Gescb. von der Fata Morgana, e in parte 65: Die Gescb. von den Semínaristen; di Vallelunga (prov. di Caltanissetta), di Salaparuta (prov. di Trapani) e di Palermo nelle mie Fiabe, n. LXXX: La iisterna, Lu munnu suttanu, Lu cuntu di lu magu e li tri frati, e nelle mie Otto Fiabe n. I: Lu cuntu di li pira d'oru.
La discesa nel sotterraneo ed il tradimento son ure nel Malacunnutta n. LXXXIII delle stesse mie Fiabe.
Da una sposa del Monte Mignaio (Casentino) a sette miglia
da Poppi, e sei da Pratovecchio.
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