La mela
C'era una volta un re e una regina. Questa regina era disperata perché 'un poteva far figlioli. Un giorno una vecchina gli disse: " Altezza, fra nove mesi voi partorirete ".
" Ma ti pare! mi hanno detto tutti che non posso far figlioli! " - " Voi partorirete, Altezza, ma questa sarà una mela ".
" Una mela? ma per che farne di una mela? ". " Contentatevi di questo per ora, Altezza. Mettetela nel meglio posto che avete nel vostro terrazzo ".
La principessa la principiò a sentirsi male, e si sentì incinta. Compiti i nove mesi, si sentì i dolori per fare il figliolo. Gran festa, corte bandita a tutti.' E fa questa bella mela, ma una bella mela, una bellezza! Il re da sé la prende, e la mette in un bel vaso sul suo terrazzo.
In faccia a loro c'era un altro re, un re con la matrigna. Si sa che i re hanno sempre qualcheduno de' più fidi. Dunque questo su' fido la mattina era a dare a bere a' cavalli; si volta in su, e sul terrazzo della regina vede una bella ragazza che si lavava e si pettinava; dopo un momento la vede sparire e la vede entrare in una mela. Lui: - Vo' raccontarlo subito al mio padrone! -
" Se sapesse, padrone! sopra il terrazzo della regina, che bella cosa che c'è! ".
" Cosa c'è? ".
" C'è una bella mela da dove esce una bella ragazza, che si lava, si pettina, ci entra dentro della sua mela ". " Tu sbagli ", dice il re.
" Altezza, no; è du' giorni che io vo a vederla, e fa tutto il medesimo ".
" Ebbene: domattina verrò con te; se non fosse vero, pena la testa ". E la mattina così feciono. Il re l'andiede con il su' servitore a vedere, e vede questa bella ragazza che esce dalla sua mela; la si lava e si pettina, e poi ritorna dentro dalla sua mela. Il re rimane innamorato.
-Ah quanto pagherei ad avere quella mela! Come ho da fare! Come ho da fare! -
La mattina pensa, pensa: - Anderò da me dalla regina; - e così fece.
La mattina va dalla regina: " Altezza, avrei da chiedervi un gran favore? "
" Chiedete e vi sarà concesso ".
" Io vi chieggo quella bella mela che avete sul terrazzo ". (Lui 'un gli dice che ha visto la ragazza).
" Ma vi pare! ho sofferto tanto per farla, ho sospirato tanto! ... questa poi non ve la do davvero ". Il giovane la tornò a pregare, e la pregò tanto, la pregò tanto che alfine gliela diede: la 'un gli potè dire di no a il re.
Lui prese la su' mela, e se ne andiede a casa; se la messe in camera sua; e tutte le mattine gli metteva l'acqua, gli preparava tutto; e stava a guardarla lì nel tempo che si lavava e si pettinava, ma non gli parlava, e stava sempre in casa.'
La sua matrigna a domandare a tutta la servitù cosa aveva fatto il padrone che non lo vedeva quasi mai. Pagherei a sapere in che maniera il mio figliastro non viene più a pranzo, non fa più niente! -
In questo momento viene l'ordine di guerra, e a il re gli toccava andar via. Gran dispiacere gli ha per lasciare la sua mela! Chiamò il suo fido, il suo servitore:
" Io ti lascio la chiave di camera mia. Bada che nessuno entri. Tutti i giorni, bada alla stessa ora di cambiargli l'acqua, e preparargli tutto che è necessario; bada che lei me lo racconta. (Dice così per intimorire il servitore, ché con lui la ragazza 'un ci parlava). Bada: se tu non Mi eseguisci tutto appuntino di quello che ti ordino, pena la testa quando io torno ". Dice addio alla matrigna, e parte.
Figurarsi il servitore, premuroso per essere tutto in' ordine!
La matrigna: - Oh finalmente l'è andato via; voglio vedere se posso penetrare nella sua stanza. Come ho a fare? Non c'è altro mezzo che inviti il servitore a pranzo con me. -
Un giorno dice: " Sai! sono così sola; tu devi venire a pranzo con me ".
"Ma vi pare, Altezza! 'un ci vengo davvero, io mi vergognerei; " fa tutti i complimenti il servitore.
" Tu ci devi venire, lo voglio ".
" Quando Su' Altezza lo vole, io ci verrò ". Dunque va a tavola e la matrigna gli aveva messo il loppio n' il vino.
Questo servitore mangiò bene bene, e poi adagio adagio si addormentò.
Quando si fu bene addormentato, la matrigna andíede a frugargli per tutte le tasche, e gli trova la chiave. - Ah finalmente l'ho trovata! - Apre, entra in camera d' il re. Si sa che le regine hanno sempre lo stiletto a cintola. Gira, gira tutta la camera, e non poteva vedere niente. Finalmente sotto una finestra, in una bella cestina di fiori, la ci vede una mela.
- Non può essere altro che questa la sua fissazione! Si leva lo stiletto da cintolo, e la spacca la mela; e costì si empie la stanza di sangue.
Lei, allora, tutta impaurita la regina, chiude la stanza, mette la chiave in tasca d' il servitore, e si ritira nelle sue stanze, si Il povero servitore dopo un pezzo che aveva dormito, sveglia, e si trova solo in camera.
- Dio mio! ícché ho fatto? Chi sa che avrà detto la regina! (e si rammenta). Oh Dio mio! non ho cambiato l'acqua alla mela! Ora glielo racconta al padrone! - Via di corsa, poerino.
Apre la porta, entra in camera, e vede la camera tutta allagata di sangue.
-Oh mio Dio! oh mio Dio! questa è stata la birbona della regina! L'è stata lei! Icché debbo fare? Dol'è bella e ita. Non c'è altro che fuggire... Che debbo fare qui? e va via.
Cammina, cammina, cammina; quando gli ha fatto un pezzo di strada, trova una vecchina (era la stessa man l'altro deve tornare il re; la mia testa oramai vecchina).
" Che t'hai fatto, povero giovanotto? " E lui gli racconta tutto, gua'.
" Senti icché tu debbi fare: prendi questa polverina, ma corri, corri, perché il re stasera torna. Tu la devi spargere per tutta la camera, e tu vedrai che ritornerà la mela ".
E questo povero giovanotto così fece. Va nella camera e sparge questa polverina per tutta la camera; e ritorna la sua mela come gli aveva detto quella vecchina. Lui gli mette la sua acqua pulita, e chiude.
Come è vero, la sera torna il re.
" L'hai fatto tutto alla mia mela? Gli hai cambiato ogni giorno l'acqua? ".
" Altezza, non dubiti: io l'ho obbedito ". Entra il re in camera:
" Melina, melina,
Ti hanno fatto tutto sera e mattina? "
Esce fori questa ragazza (era la prima volta ora che gli parlava). " Senti: mi è seguito questo (gli racconta tutto il fatto); ma il tuo servitore un ci ha che fare per niente, poerino. Ma sappi che ci voleva uno che mi facessi quello che mi ha fatto la tua matrigna, perché io compiva i diciott'anni. Ora se tu mi voi, io 'un posso ritornar dentro della mia mela ".
Tutto contento il re: " Lo credo! ".
Lui invita il re e la regina, padre e madre di lei, alle nozze; e n' il momento che loro erano al pranzo dello sposalizio, fa bruciare la matrigna; e al padre e alla sua mamma gli presenta la figlia.
lì se ne stiedero, e se ne godiedero,
a me nulla mi diedero;
mi diedero un centesimino, E lo misi in un buchino.
Firenze.'
Varíanti e Riscontrí
Se ne ha una variante siciliana col titolo Rosamarina (vedi le mie Fiabe, n. XXXVII), dove il rosmarino tien luogo di mela; una napoletana in BASILE, Lo canto de li ciinti, 1, 2: La Mortella, il cui argomento è questo: " Na Foritana de Miano partorísce na mortella; se ne 'nnamora no prencepe, e le resce na bellissima Fata: và fore, la tassa dinto la mortella, co no campaníello attaccata, trasenno dinto la cammara de lo prencepe certe femmene triste, gelose d'isso, e toccano la mortella, scende la Fata, l'accideno; torna lo prencepe, trova sto straverio, vo' morire de doglia; ma recuperanno pe strana ventura la Fata, fa morire le cortesciane, e se piglia la Fata pe mogliere ".
Una variante, forse toscana, ma certo modificata, è nel Zi-
baldone del BATACCHI, C. V.
Lo stratagemma della regina madre per far supporre reo il servitore ha analogia con quello del 20' de' Sicit.-Márchen della GONZENBACH, e dalla CXIV delle mie Fiabe.
Dalla Raffaella Dreini.
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