Il re Pollacca



C'era una volta un re; questo re aveva tre citte: una mattina la maggiore si leva, e va a dare il bon giorno al padre e lo trovò che piangeva.
" Cos'ha, caro padre, che piange? ".
" Ah! piango di una cosa, che te 'un la pòi rimediare ". " Sì, caro padre, io la voglio rimediare; mi dica pure cosa l'ha ".
" Ah! il re Pollacca, re di Spagna, mi ha mandato a chiamare per far guerra ".
" Oh! e se gli è per questo, 'un ci pensi. Io voglio andare a rimediarla ".
Si veste da guerriero, monta a cavallo, e via. Passò da una casa di contadini, dove era un cannaio: " Belle canne per far schioppi! " disse il guerriero.
" Ah signorino, signorino, torni indietro che lei 'un è bono a guerreggiare! ".
Questa povera ragazza se n'ebbe a ritornare indietro pari pari. Tornò a casa del padre, e gli disse che lei non era bona. Figuratevi il re! poveretto, rimase tutto dispiacente nella solita camera.
Va la mezzana e gli dice le solite parole che gli aveva detto avanti la prima, che voleva andare lei; e costì fece come quell'altra; ma quando arrivò al solito cannaio, tornò indietro.
Sappiate che le più piccine siamo sempre più furbe;' la va dal padre e gli dice che vole andare lei a guerreggiare con il re Pollacca. Il re gli disse che 'un andasse, che tanto 'un era bona; gli toccava ad andare lui.
Ma lei: " No, caro padre, vedrà che io son capace ". Prende un bravo cavallo, e via. Quando fu al solito cannaio, dov'era quel contadino a lavorare, " Belle canne,
per far rocche! " disse il guerriero.
" Vada, vada, lei signorino è bono a guerreggiare ". (Perchè lui s'intendeva che delle canne si fa rocche, non si fa schioppi). E costì via, arrivò alla Spagna.
Il re quando la vedde, non gli pareva un omo, gli pareva una donna, come la era. Il re va dalla sua madre, e gli dice: " Mamma mia, quello non è un omo, è una donna;
come ho a fare per conoscerla? ".
" Senti: tu la devi invitare alla caccia; se l'è una donna, un è bona a nulla ".
Sicchè il re invita alla caccia questo guerriero; la mattina si levano e vanno a cacciare.
Della caccia ne ammazzava più quella che era vestita da omo, che il re proprio. Il re torna a casa, e dice alla madre che quello era un omo e no una donna. E la mamma: " No, figliolo mio, perchè ha le mani troppo gentili. Senti: menalo n'il giardino; se è una donna, ne prende di molti de' fiori; e se è un omo, prende un piccolo fiorellino, e se lo mette davanti; così tu lo conosci ".
Il re lo mena n'il giardino: " Prenda de' fiori se ne vole, prenda "; dice.
" Non sono amante, sa! di fiori; un piccolo gelsomino per metterlo qui davanti ".
Quando ebbero spasseggiato in giardino quanto gli pareva, tornò in casa. Va dalla mamma il re: " Oh madre mia, non c'è da conoscerlo, perchè ha preso un piccolo
fiorellino solamente ".
" Senti: ora quando è a pranzo, se è una donna, l'affetta il pane e se lo appoggia allo stomaco; se è un omo, tu vedrai: lo tien distante dallo stomaco ". E costì vanno a pranzo; il re, attento come mangiava
il guerriero, e vedde che quello affettava il pane come un omo, anche forse meglio.
Il re sempre appassionato che non aveva potuto conoscere cosa era questo guerriero. Va dalla mamma: " Neppure oggi, madre mia; come devo fare, che oggi è l'ultimo giorno che ci sta qui? ".
" Senti: guarda se lo fai trattenere un altro giorno. domani tu l'hai a invitare al bagno; così tu lo conosci ".
Il re la sera invitò al bagno il guerriero, e la mattina si levano, e vanno al bagno in una gorga. Il re lesto si spoglia, ed entra il primo nell'acqua; ma questo guerriero (per tornare un passo indietro, lei aveva mandato un dispaccio a su' padre, che l'avesse mandato subito a chiamare), mentre che il re era lì che si lavava e questo era lì che si spogliava, viene una colomba e gli porta un bigliettino. " Ah caro re ", dice, " 'un posso bagnarmi con lei; sta male mio padre ". Si riveste, monta a cavallo e via. Rimase con tanto di naso il caro re nell'acqua...
Il guerriero quando ebbe camminato pochi passi, trovò un bel lastrone, e costì ci scrisse (ci messe il millesimo):

Alla barba del re Pollacca!
Non ha conosciuto
Se ero omo, o una ragazza;

e ci fece una bella porcheria, e tirò innanzi.
Il re Pollacca, che era rimasto nel bagno, doveva passar di lì per tornare a casa, e vede questa porcheria. Si figuri! la rabbia lo portava via! Scrisse una letteraccia, che lo trattava veramente male; lui si dovette tenere la su' porcheria.

Se ne stiedero, se ne godiedero
E nulla alla Maria' diedero.
Pratovecchio.


Varianti e Riscontri

Per la parte del travestimento cfr. con Lu Cavadduzzu fidili, n. CCLXXXVII delle Fiabe siciliane, col. 12 e col 17 de' Sicil. Mdrcben: Von der Kónígstochter und dem Kònig Chiccbíriddu e Von dem klugen Mddcben, nelle quali ultime due novelle a re Chicchiriddu la ragazza che lo ha ingannato lascia scritto:
Schetta vinni e schetta mi ni vaju,
Lu Re Chicchiriddu gabbatu l'haju;

con le XVII e XXI delle Novelline del COMPARETTI; Il Drago
di Pisa e Fiore di mare della Basílicata, ove la iscrizione dice:

I mi chiamavo Fiorerimare
Vergine nci vinni e vergine mi ni varo;

con Fanta-Gbirò della Novellaia fior. dell'IMBRIANI, 2' ediz., n. XXXVII; col Cunto d' 'e duie mercante di Napoli di V. DELLA SALA, nel Giambattista Basile, giorn. di Napoli, an. I, n. 1, pagg. 2-3; con Pisce trete delle Fiabe abruzzesi del DE NINO, n. LV, ove la narrazione è in prosa e in versi.

R.        KÓHLER (SiCil. Márcb., II, 216) cita altri riscontri del medesimo motivo.

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