Della figlia del Re, che chi buttava giù l'albero, l'aveva per isposa
C'era un re, che aveva una figlia, e nel suo giardino ci aveva un bellissimo albero, e chi lo buttava giù, gli dava la su' figlia per isposa. C'era un lombardo, che aveva tre figli; il maggiore dice: " Voglio andar io, babbo ". (il re aveva fatto la sua scommessa, che chi non lo buttava giù in due giorni, gli tagliava la testa). Dunque il maggiore andò, e portò la scure, la zappa, la sega, tutto il necessario per buttare giù quest'albero. Mentre era per istrada, trova una vecchina. La gli dice questa vecchina: " Giovinotto, mi fate il piacere: mi levate questo ciuco dal pantano? ".
E lui: " No, perchè io voglio andare a buttare giù l'albero del re ".
Lei gli rispose: " Lo butterete giù? ".
E andato lui dal re: " Sora Altezza, son venuto a búttar giù l'albero ".
" Andate, giovanotto; ma badate, veh! se non lo buttate giù in due giorni, pena la testa ".
Ecco che è andato, ha zappato ben bene, ma giù 'un l'ha buttato.
La sera la figlia ci andò con un unguento, e lo fece ritornare sano quell'albero.
Il giovane lombardo, al giorno dopo 'un ha potuto finire di buttar giù l'albero; e il re gli ha tagliato la testa.
Ecco che ora il minore fece lo stesso.
Ecco il più piccolo: " Babbo, ora voglio andare io ".
Dice il babbo: " Figliolo mio, 'un andare; tu farai come quell'altro ".
Il più piccolo prende la scure, la zappa, tutto il necessarío per buttarlo giù l'albero. Quando fu strada facendo, trovò la solita vecchína.
"Dove andate, giovanotto? " la gli dice.
" Ah, vecchina mia, vo a buttare giù l'albero del re; un farò come i miei fratelli".
"No, giovanotto! quando voi avete zappato, che 'un avete voglia di lavorare, prenderete questo unguento, vu' l'ungerete' ".
" Oh Sora Altezza, ora vo via; dimani all'ora di colazione, tornerò a fare lo stesso; crederò di aver finito ".
La figlia d'il re, la sera va a fare la stessa medicina, ma non valeva più: la virtù l'era finita.
" Babbo mio, io sono rovinata! non lo voglio quel lombardaccio, perchè quella vecchiaccia mi ha levato il mio incantesimo ".
" Figlia mia, 'un ti sgomentare; gli si troverà delle difficoltà ".
Ecco il lombardo va, e butta giù l'albero.
" Sora Altezza io l'ho buttato giù; ora crederei di essere in ordine di sposare la su' figlia ".
" No, caro giovane, ce ne avete un'altra da fare ".
" Sora Altezza, cosa ci ho da fare? ".
" Ci avete un sacco di miglio e uno di panìco, tutti insieme. e dimani, nella giornata, se volete la mia figlia, pena la testa, li dovete mettere ciascuno da sè ".
E lui va via piangendo. Per istrada trova la vecchina. " Che avete, giovanotto, che siete così pensoso? ".
" Ah cara vecchina! il re me ne ha trovata un'altra! Ecco qua un sacco di miglio e uno di panìco; lo devo mettere, ciascuno da sè ".
" Vi sgomentate, giovanotto? Vi darò questo libro; quando voi l'avete finito di leggere, sarà divise tutte e due le qualità ".
" Ecco, Sora Altezza,' vi ho finito di fare questo lavoro; ora crederei 'un ci avesse altro ".
Dice sua figlia: " Caro babbo, io 'un lo voglio quel lombardaccio ".
" Sta' zitta, cara figlia, gliene se ne troverà un'altra, ed è facile che resti imbrogliato". - " Ora, caro giovane, ci ho cento lepri e un leprino: avete a pastorare un mese ".
Lui va ora tutto malinconico; per istrada trova la vecchina:
"Che avete, caro giovane? siete tanto malinconico! "
ne ha trovata un'altra ora! ".
" Caro giovane, 'un vi sgomentate; ci ho questa trombettina: tutte le volte che voi la sonate, tutte le lepri verranno a' piedi vostri; e poi se qualcuno venisse a pigliarne una, 'un gnene dovete dare, se prima non si faccio ungere il sedere con questo 'unguento, di questo pentolino ".
Ecco che questo giovane va via da il re. " Sora Altezza, dove sono le lepri? ".
" Eccole qui, giovanotto ".
Piglia le lepri, e va via, e va sul monte. Quando lui fu sul monte, le lepri un ce n'era punte con sè. Comincia a sonare la trombettina, e le lepri gli vanno tutte a' piedi.
" Ecco ", fa la figliola, " guarda babbo: io non so: sembrano tanti agnellini queste lepri ".
" Ah, dice il babbo, sta' zitta cara figlia; dimani vado a caccia, vo a vedere se me ne dà una a me ".
(Perchè se ce n'era smarrita una, gli faceva la testa).
Dunque il re va a caccia con i suoi camerieri . " Oh giovanotto, state qui, vi divertite con queste lepri? Ah come sono belline queste lepri! Che me ne dareste una, caro giovinotto? Quanto volete eh! di una lepre? ".
" Sora Altezza, niente, perchè 'un son mie; meno che se si fa ungere il sedere, gliela do per niente ".
" Ma che vi pare! da un lombardo farmi ungere il sedere! ".
" Sora Altezza, se no, 'un gnene do ".
Fanno i suoi camerieri: " Sora Altezza, 'un è niente ".
Si butta giù un pochino i calzoni; ecco il re si fa ungere il sedere; piglia la sua lepre, e se ne va in legno. Quando lui fu in legno, il giovane comincia a sonare la trombettina, e la lepre vien via.
Il re va a casa: " Figlia mia, l'aveva presa la lepre, ma è riscappata via ".
" Io 'un lo voglio quel lombardaccio; dimani voglio andare io ". - " Vai te ".
Il dimani, ecco la figlia d'il re a fare una passeggiata con la mamma dove era questo giovíne con le lepri. Ne chiese una.
E lui disse: " No, Sora Altezza, 'un gnene posso dare, meno che 'un si fa ungere il sedere ".
" Ma le pare, mamma, da quel lombardaccio.farmi ungere ilsedere? ".
Stai zitta, figlia, così tu 'un lo sposi ".
Ecco, lei si fa ungere il sedere, piglia la sua leprina, e se ne va in legno.
Quando fu in legno, il giovane comincia a sonare la trombettina, e la lepre vien via.
" Cara mamma, come si fa? io 'un lo voglio ".
" Stai zitta, dimani si rimanderà il babbo ".
Il babbo va a caccia con i suoi camerieri.
" Giovane, che mi dareste una leprina, che c'è la mia figlia, che tanto mi dice di questa leprina? ".
Lui dice: "No, 'un gnene posso dare, meno che 'un si fa ungere il sedere ".
Ma già 'un c'era più unguento per ungere il sedere; gli si attaccò il pentolino.
Il re va in legno, con la sua lepre. In legno un poteva stare a sedere. Quando fu a sedere, era contento d'aver la lepre; il giovane suona la trombettina, e la lepre scappa via.
Era finito il tempo, e il giovane va a casa con le lepri. " Ecco, Sora Altezza; ora sarebbe ora di averla per isposa la su' figliola ".
"Si, ve la darò, ma almeno poi levatemi il pentolíno ".
"Sì, quando l'ho sposata, vi leverò il pentolino ".
Ecco che la figlia d'il re sposò il lombardo, e il lombardo gli levò a il re il pentolo dal sedere. E tutti
Se ne vissero e se ne godettero, A me nulla mi dettero.
Stretta è la foglia, larga la via,
Dite la vostra, chè ho detto la mia.
Lucca.'
Varianti e Riscontri
Nella presente novella sono varie circostanze comuni ad altre novelle. La prova della divisione del miglio dal grano voluta dal re è quasi la stessa nelle mie Fiabe siciliane, n.
Li trii obbidienti; nella XVII: Marvizia e nelle
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Novel. pop. raccolte in Pal., n. 1: Lu Re di li setti muntagni d'oru; nel Kóníg Cardiddu, n. 15 de' Sicil. Márcben, e nelle novelle italiane che con esse fanno riscontro e che sono indicate a pagg. 161, 162, vol. I delle mie Fiabe; e pag. 214, vol. il della GONZEN BACH. Cfr. pure il Cavolo d'oro, n. XIII delle Fiabe abr. del DE NINO. Se nella nostra novella il re vuol pasturate per un mese cento lepri e un leprino, nel Pep,pi s.persu pi lu munnu, n. XXVII delle Fiabe siciliane, un re vuol lavorato un gran pezzo di terra in ventiquattr'ore.
Tutta la novella cfr. La pianta datata, n. 26 delle Fiabe mantovane del VISENTINI.
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