Il cappellaccio
C'era una volta re e regina con tre figlioli; quando fu a un certo tempo, volle il re che prendessero moglie. " Per essere, toccherebbe al maggiore a prenderla! " dicono il mezzano ed il fratello minore. E costì il maggiore trovò la sposa. Allora disse il mezzano: " La voglio anch'io ". Il minore: " La voglio anche io "; ma il padre levò di mezzo la questione: " Giacchè vu' vi letigate, sapete che dovete fare? vu' dovete andare a caccia; quello che prenderà più preda, prenderà la sposa e la mia corona ". Vanno a caccia, si partirono assieme: quando furono a un certo punto, trovorno tre strade. Dice il maggiore: " Io anderò per la strada di mezzo ". E quell'altri presero una strada per uno; e dissero: " Chi prima tornerà a casa (perchè il re gli aveva dato tre giorni di tempo), metterà un sasso a capo delle tre strade per non isperdersi ".
Il maggiore, il primo giorno non trovò che tre piccoli uccellini; il secondo giorno cominciò a trovare di molta preda: lepri, uccelli; trovò persino un lupo, e prese anche quello; sicchè disse: - I miei fratelli non ne possono aver fatta tanta della preda; io me ne voglio andare a casa.
Va alle tre strade; nessuno era tornato.
Andiamo al mezzano. Trovò qualche cosa; ma lui, sgomento, la notte dormiva sui castagni. Allora, quando furono tre giorni: - Babbo ci ha dato tempo tre giorni; bisogna che io vada a casa. -
Il più piccolo, era due giorni che cercava di far preda, e non aveva trovato neppure il più piccolo uccellino. L'ultimo giorno vedde volare degli uccelli, ma non volle tirare: - Me ne vo' andare piuttosto a casa senza pigliar niente. - Quando era per istrada, vedde un branco di uccelli;
disse:Gli vo' tirare, tanto, nulla per nulla, se ne chiappo dieci o quindici, qualche cosa fanno; - e prese una ventina di questi uccelli. E poi cominciò a vedere de' merli, per esempio; sicchè, in tutto avrà fatto una cinquantina di questi uccelli insortiti.' Allora: _ Il mi' babbo 'un mi darà nulla, perchè ho fatto poca preda. Chi lo sa quegli altri quanta ne hanno fatta!...
Arriva alle tre strade, e ci trova i du' sassi, segno che su' fratelli erano andati a casa. Dice: - Chi lo sa loro quanta ne hanno trovata della preda! -
Il su' babbo, prima che andassero a caccia, aveva ammannito una stanza per la preda che portassero.
Allora il maggiore ne aveva fatta di molta, il mezzano un poco meno, e il minore poi piccola cosa. Il babbo, quano furono tornati a casa, va a vedere la preda, guarda tutte tre le prede: la più è quella del maggiore, e perciò gli si conviene dare la sposa'e la corona. - Gua'! tutto a lui il regno 'un gli si darà; si darà qualche cosa anche al mezzano e al piccino. - Allora al mezzano gli diede di che potesse campare, ma non da re e da figliolo del re. Al piccino: " Ti credi che non ti voglio dar nulla? voglio dare qualche cosa anche a te ". Chiamò un servitore e gli disse: " Va su in soffitta, e prendi, in quel tal punto, c'è un cappello, ripuliscilo un poco, e portamelo ". Il servitore portò giù questo cappello.
" Tieni, questo sarà la parte che ti do io ". Questo povero figliolo che vede questo cappellaccio! ...
" Per mia obbedienza ", dice il padre, " lo devi portare sempre in capo in casa e fori! ".
Lui allora: " Che l'è questa, babbo, la parte che mi dà? ".
" E' questa ".
" Senta: sarebbe meglio che dicesse: Al minore non voglio dar niente, neppure uno spillo, e 'i me ne contenterei; ma questo cappellaccio!... ".
" No: lo devi portare, devi stare qui, che, da mangiare te ne daranno i tu' fratelli, ma li devi obbedire, devi stare sottoposto a loro ".
" Guardi: per obbedirlo farò anche questo ".
Questo povero figliolo andiede in un'altra camera a piangere: - Guarda il mi' babbo, 'un importava neanche che mi desse niente; questo cappello fa vergogna a vederlo, figuriamoci a portarlo! -
Un giorno gli venne in mente di dire a suo padre che voleva andare per il mondo, e non essere sottoposto a' su' fratelli.
Il babbo: " Io ti consiglierei a startene qui 'co' tu' fratelli; per il mondo non sei andato mai; te ne troverai male ".
" Tant'è, io mi vedo tanto disperato con questo cappellaccio, schernito da tutti, vo' andare via, vo' andare via! ",
Il suo babbo a dire di no, lui a dire di sì: " Tant'è, voglio andar via ".
Allora suo padre vedendolo così ostinato: " Io 'un ti posso dare altro che una borsa di quattrini; almeno mi scrivi? ".
Si dissero addio. e se ne andiede; prese una carrozza e via. Sicchè andiede in una città, ma lontana, che nessuno potesse sapere di lui le sue nuove.
Quando fu arrivato in questa città, che era tanto lontana, era buio, chè era di notte. Va in una locanda, e lì chiede da mangiare e da dormire.
Quelli che veddero questo che all'apparenza, anche a discorrere, pareva un ricco signore, ma poi gli veddero quel cappellaccio in capo, 'un sapevano anche loro cosa si pensare. Dicevano:
" Si terrà per un giorno, intanto si starà a vedere ".
" Io ho idea di trattenermi ", gli disse questo giovane, " ma anche che io abbia idea di trattenermi, pagherò giorno per giorno ".
Loro gli dissero di sì.
Ecco la sera dopo dice: "Facciano il conto, io pagherò ".
Allora la padrona andiede dal suo marito: " Ha detto quel signore che tu faccia il conto, chè lui paga".
" Per essere, il primo giorno s'è portato bene. Si starà a vedere; non bisogna tanto fidarsi poi ".
Ora mettiamo, per non fare tutti questi giorni; era una settimana che c'era, ed aveva cominciato a girare, a domandare una cosa o l'altra; sicchè avevano cominciato a fidarsi, perchè veddero che era veramente un galantomo. Ma poi guardandogli quel cappello: - Sarei curiosa di sapere
che segno è quel cappello che l'ha! - diceva lalocandiera. Quello, quando andava a letto, lo guardava: Guarda!
per via d'il mio babbo, cosa debbo portare!... Ed ora
aveva quasi finito i quattrini.
Un giorno discorreva con la locandiera giù: " Passo tutti i giorni di una strada, e vedo una bella ragazza alla finestra che mi piacerebbe tanto; se potessi fare all'amore con quella, volentieri lo farei. Che la conosce lei? "
" Si, è una bona ragazza. Sa! non son tanto ricchi, perchè l'è sarta ".
" Ma una bona ragazza l'è: volentieri ci farei all'amore ". " Passi di lì; così comincia a vederla, a dargli il buon giorno, la bona sera, tanto per vederla, e cominciarci a discorrere ".
Allora questo: " Sì, volentieri "; e la lascia; e va su in camera sua, e comincia a piangere: - Una volta che ci facessi all'amore e fossi al punto di sposarla, che cosa dovrei mangiare? Tra poco avrò finito questa borsa di quattrini! - E lì piangeva e si guardava il cappello. La mattina s'alza, paga la locandiera, della sera e della mattina che aveva preso il caffè, e non gli restò neppure un centesimo. - 0 come debbo fare stasera a mangiare? Farò debito per una sera! Ma poi domani chi me li darà i quattrini? Non so far niente. -
Era veramente sgomento! A desinare e alla sera fece debito, e va su in camera a piangere e disperarsi:
-Guarda mio padre cosa m'ha dato! - e lì lo cosava,' lo stringeva con le mani; poi lo prese così tutto arrabbiato, e lo buttò forte in terra. Allora questo cappellaccio fece: Comandi, comandi!
Allora lui, quando sentì discorrere questo cappello, rimase. - Mi vo' provare a ripicchiarlo in terra un'altra volta. -
Il cappello fece: Comandi, comandi! due volte.
-Senti! è proprio il cappello! - Cominciò a prenderci sopra degl'indizi se era vero che discorreva.
-Lo vo' ripicchiare in terra, e se questa volta dice: Comandi, comandi! gli vo' domandare una borsa di quattrini. - Allora lo picchiò in terra: Comandi, comandi!
" Comando che qui ci venga una borsa di quattrini ".
Appena ebbe comandato, venne la borsa de' quattrini. - Ho capito tutto, son franco ora, non ho paura di nulla! -
La mattina s'alza, prende il caffè, e paga la locandiera di tutto.
-Ora vado a trovare quella ragazza, perchè ora vo' parlare proprio con lei. -
Va fori subito, e si compra un cappello, e quello se lo mette in tasca tutto ripiegato. Va sotto le finestre di questa ragazza, e va in giù, e poi riviene in su, e si ferma sotto le finestre. Così gli accennò che gli avrebbe detto volentierí una parola. Allora quella ragazza: " Ora vado a domandare alla mi' mamma "; e la ci va.
Andiede a domandare alla su' mamma.
" Chi sa cosa ti vole domandare; son tante le combinazioni; gli poi aprire a quel signore ".
La va, e l'apre. E costì il giovane incomincia a discorrere, se lei avrebbe fatto volentieri all'amore con lui, se
l'avrebbe sposato...
" Sì, con il consenso de' miei genitori, lo sposo volentieri ".
Allora passarono su, domandarono alla su' mamma; e la mamma disse: "Per me, se l'è contenta lei, la pole sposare ".
Dunque cominciarono a fare all'amore. Tutti i giorni, per farla lunga e corta, lui ci andava. Andiede dalla locandiera, e gli disse: " Sa! io sono andato da quella ragazza che gli dissi quel giorno, e ci faccio all'amore ", Questa locandiera vede che quel cappellaccio non l'aveva più, pensa: - Ora fa all'amore, si ripulisce. - Il giorno dopo lui va da questa ragazza, e gli dice: " Ora ti sposo "; e assegnò con i suoi genitori il giorno preciso dello sposalizio.
" Ammannisciti te di roba, chè mi ammannisco anche io ".
Quando furono vicini al giorno dello sposalizio, gli venne una nova a questo figliolo del re, che il re d'Inghilterra era in guerra, e che l'era per perderla. Questo re era amico del su' babbo.
" Io vo' andare in difesa dell'amico del mi' babbo; tu abbi pazienza ", disse alla sposa; " quando tornerò, ti sposerò ".
" No, 'un ci andare; se tu ci vai, resterai morto, o ti uscirà l'idea di pigliarmi "; a sconsigliarlo, perchè 'un ci andasse.
" No, che, vuoi tu! era troppo amico del mio babbo; ti lascerò un ricordo, ti scriverò ogni giorno, perchè te non stia in pensiero ". E lì partì subito.
Arrivò a mezzogiorno in quella città che c'era la guerra,
- Come debbo fare io? -
Va fori di città, picchia il cappellaccio in terra; Comandi, comandi! " Che ci venga duemila soldati, tutti di forza, in rinforzo di questo re! ".
Questi soldati subito gli comandò che andassero in rinforzo di quel re. Entrorno in città: il re tutto spaventato, lui si credeva che fossero contrari a lui, invece erano in favore. Vedendo che erano di rinforzo: - Chi è che mi ha fatto questo bene? - Con questo rinforzo questo re la vinse la guerra; quando ebbe vinta la guerra, i soldati sparirono, e lui il re d'Inghilterra rimase contento, ma 'un poco di rancore gli restò, perchè non potiede sapere chi gli aveva fatto quel bene.
Dopo un mese o due, quest'omo per farsi cognoscere a questo re, pensò di fare davanti al suo palazzo una torre alta che trapassasse il suo palazzo, e a nessuno gli riescisse di aprirla.
La mattina i servitori vedendo questa torre davanti il palazzo, tutti si spaventarono, e andiedero subito a dirlo al re. Questo re 'un sapeva neppure crederci, s'alza curioso, e va a vedere. " Lesti, mandate a chiamare un fabbro per vedere cosa c'è dentro; ma m'immagino che sarà piena di soldati nemici ".
Ecco viene il fabbro, ci si prova a fare la chiave, ma non gli riescì. Ne chiamarono tre o quattro: a nessuno gli ríescì. Allora il re disse: " Chiunque chi gli riesce di aprirmi la torre, gli do la mia figlia per isposa ", e poi, mettiamo, duemila scudi (non so il numero). Allora questo
giovane che l' avea fatta fare la chiave, va da un fabbro: " Che mi dài i tuoi vestiti, i tuoi zoccoli, che io ti do i miei? e ti darò una mancia ".
" Io ce la faccio volentieri: io dargli i miei vestitacci, e lei darmi questi boni! ".
Allora lui comincia a zoccolare come un contadinaccio; e si presenta dal re; là le guardie lo richiamarono, che lo vedevano così ardito: " Dal re 'un si ci passa ".
Avvisarono il re, e lo fecero passare; e il re gli disse, se non faceva la chiave, pena la testa. " Bada: che abbia essere te a far questa chiave, ci credo poco, perchè ci son venuti i più bravi della città; bada! ti sei sottoposto; se non lo fai, pena la testa".
" Sì, sì, a me mi riesce, mi serve anche una mezz'ora; se non mi vole dare una mezz'ora, un quarto d'ora ".
" Bene, va' via; fra un quarto d'ora che tu abbia portato la chiave, e che sia capace di aprire la torre! ".
Va via, picchia in terra questo cappellaccio: " Che qui venga la chiave, che sia capace di aprire quella torre! ". Appena l'ebbe detto, che venne subito la chiave. Va subito, e la prova, e l'apre. Allora va dal re: " Venga a vedere se non è aperta la torre ". Il re rimase; passarono, e veddero che l'era vota.
Allora quest'omo, quando ebbe fatto tutta questa cosa, andiede su e gli disse a il re: " Quello che mi ha promesso sarebbe giusto che me lo dèsse, perchè me lo son guadagnato ". Il re ci pensava: - Che debbo dare la mia figliola a questo sudicione? (Era tanto impensierito ma non c'è rimedio. - Gli diede i quattrini, e gli disse: " Per la mia figliola torna un'altra volta, chè ci penserò ".
" Ci pensi bene, ma me l'ha promessa. Domani rivengo ".
Tutti impensieriti, e la figliola tanto appassionata[
Il secondo giorno ci rívà così vestito.
Abbi pazienza, ritorna domani ".
" lo non voglio Più aspettare; si fissi il giorno dello sposalizio ".
" Ebbene: torna fra un mese ".
Il giorno dopo lui va dal fabbro che gli avea dato il vestitaccio, si fa ridare il su' vestito bello, si veste proprio da re, e si presenta. Allora vedendo arrivare questo signore, il re non lo riconosceva.
mi conosce? ".
".
sono il fabbro che ho aperto la porta ".
E si confessò di tutto, che gli aveva portato i soldati di rinforzo, e chi era, e chi non era. Allora il re, la Corte, tutti d'accordo che sposasse la su' -figliola.
" Abbia pazienza: io non ho idea di sposare nessuno ".
Quando fu escito, disse il re alla sua figliola: " Lo prendi volentieri? ".
" Si e, molto volentieri ".
" Sai! si vede che lui non ha proprio l'idea di prenderti; gli si dirà domani, se non ti prende, che si mette in carcere ".
Il giorno dopo viene, ma la figliola del re lui 'un la volle per sposa; e così lo fecero prendere dalle guardie, e lo fecero mettere in carcere a pane e acqua. Tutti i giorni ci andavano a sentire cosa aveva deciso; lui sempre a dire di no, perchè aveva promesso a quella laggiù. All'ultimo gli disse: " Lo vogliono sapere? io ho promesso a una ragazza di sposarla quando sarei tornato da questa guerra ". " Cosa voi fare? Noi gli devi fare sapere più nulla a quella ragazza, e sposerai la mia ".
Allora lui gli toccò accordare. Gli raccontò tutta la sua vita, com'era andata. " Ora, quando avrò sposato la su' figliola, si anderà a trovare mio padre, ma non ci si farà cognoscere subito; gli si metterà paura da prima ". Ecco, venne il giorno dello sposalizio, e sposarono.
" Sa! si partirà domattina, e si anderà a trovare mio padre ".
Si partirono tutti la mattina dopo, e arrivarono la sera tardi nella città del su' babbo. Lo sposo battiede il cappellaccio in terra, e fece venir un gran palazzo più bello assai di quello del su' babbo. Allora soldati, bande, canti, soni, balli, che pareva un paradiso.
Quando fu giorno, i servitori sentendo tutto questo romore s'affacciano alla finestra; ma tra il sonno, e non era tanto giorno un si sapevano raccapezzare.
-Ma qui ci deve essere qualche cosa! Ci sarà qualcheduno che vole muovere guerra al nostro re.
Ecco veddero poi chiaramente che era un palazzo, quando fu più giorno. Andiedero subito ad avvisare il re; il re non ci credeva; s'alzò, s'affacciò alla finestra, e vede questo palazzo, e tutto spaventato un gli riesciva neppure di discorrere: credeva che fosse il nemico. Allora, lì per lì, fece ammannire i soldati da guerra anche lui. Stavano tutti sottosopra, ma non vedevano smuovere mai nessuno.
Sciende giù il suo figliolo, lui, la sua sposa e tutti, fece cessare tutti questi soni, e va dal padre a presentarsi. Il re rimase in silenzio. Lo fece passare e da prima il figliolo 'un si fece cognoscere; quando ebbe discorso tanto: " Ma lei un mi riconosce? (Aveva un anello al dito). Guardi: io sono il suo figliolo; ho sposato la figlia del re d'Inghilterra ". E lì s'abbracciarono e si baciarono; e il padre piangeva dalla tenerezza. Fecero tutti una famiglia, se ne stietero tutti contenti.
Stretta è la foglia e larga la via,
Dite la vostra, chè ho detto la mia.
Fabbriche.
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