La moglie giucca



C'era una donna; questa donna aveva una figliola molto bella, ma l'era giucca. Capitò un omo: " Me la volete dare per isposa? " - " Volentieri; ma badate che l'è giucca;
può un è cattiva, ma l'è giucca ". - " Eh... 'un importa; può essere, quando l'ha preso marito, che la migliori ".
E così sono sposi.
I primi giorni del matrimonio si facevano portare il desinare dalla trattoria. Un giorno gli disse: " Senti, bisogna che faccia te il desinare; saprai fare qualche cosa? " " Lo credo! " Quest'omo comprò delle lenti: " Mettile al foco; quando tornerò io, si farà la minestra ". - " Quante ne ho a mettere? " - " Mettine due ". Lei fa: " Ho bello e capito; vedrai: farò tutto bene! " Quando l'è andato via il marito, la sceglie du' lenti e le mette in pentola a bollire. - Mi ha detto due; lo voglio obbedire. - Torna il marito: " L'hai messe le lenti? " - " Oh altro! " - " Ora si mangia la minestra. Ma dimmi: le lenti dove l'hai tu messe? " Cercava e non le trovava... Du' lenti! s'erano disfatte i "Due ne ho messe; sono in pentola; mi hai detto due ". - " Tu sei la gran giucca! Me l'aveva detto la tu' mamma, ma 'un ti credeva tanto! T'aveva detto du'
lenti per modo di dire.' "
Dunque il giorno dopo: " Da' retta: la saprai fare un po' di minestra con il cavolo ". - " Oh questa la so fare... tu vedrai! " - " Prendi un po' di presciutto, un po' di cavolo nero, un po' di pane, e fai la minestra " - " Vai vai, vedrai come la farò bene". Il marito va via, lei va nell'orto, prende il cavolo, e lo trita ben bene; taglia d'il presciutto, e poi l'affetta; d'il pane nelle scodelle, e ci mette tutta questa roba. - Ah! - dice, - ora ora vedrai che l'ho contentato il mio marito! - Torna il marito: " L'hai fatta la minestra? " - " Altro se l'ho fatta, e come bene, sai! " (il cavolo crudo, ha inteso? l'aveva messo') - " Ma dimmi, tu sei giucca proprio a bono, sai! 0 che si fa in questa maniera! Aveva ragione la tu' mamma! 'un so più che ne fare di te! ".
Il giorno dopo: " Senti, Giucca (la chiamavano Giucca di nome anche a casa), saprai mettere un po' di carne a il foco; ti voglio provare anc'oggi ". Dice Giucca: " 'Un dubitare, abbi pazienza, tu vedrai: oggi farò tutto perbene. Ma come ho a fare? dove la debbo mettere? " " Mettitela in e ... ! " dice il marito arrabbiato. - Me la metterò. Questa me l'ha data grossa davvero! Come ho a fare, poera a me! Mi ha detto la mamma che lo debbo obbedire! - La si mette sul letto, e si principia a mettere la carne nel didietro, e fa tanto che se la infilza, ma la piangeva, la piangeva: - Oh mio Dio, mio Dio, come ho fare! ora ho da mettere l'osso, quello 'un mi c'entrerà...Torna il su' marito:
" Giucca, l'hai messa la carne? "        " Senti: la carne ce l'ho messa, ma l'osso, no! " - Lui sentiva la voce ma 'un la vedeva, 'un sapeva se l'era in camera. Va in camera, e trova Giucca sul letto che faceva quel lavoro. " 0 che tu fai costì? " - " Tu 'un mi hai detto mi mettessi la carne n'il di dietro? ho sofferto tanto, ma me la son messa; ma l'osso, senti, 'un ci è potuto entrare davvero. Abbi pazienza; ma in questo, senti, 'un ti ho potuto obbedire ". - " Senti, Gíucca: questa poi l'è grossa davvero; io 'un ti posso più tenere; io ti rimando a casa tua ". Lei si raccomandò tanto: " Provami un altro poco, dimmi quello che ho a fare; insegnami perbene, vedrai che lo farò!... " - " Ebbene, ti proverò anche per domani. Vediamo un po': il bucato lo sai fare? " - " Eh altro se lo so fare! L'ho sempre visto fare alla mamma " - " Domani fai il bucato; tu lo sai come si fa? " - " Eh... altro! Dimmi che ho a mettere?" " Icchè tu trovi di sudicio ".
Il giorno dopo, appena esce il su' marito, lei la mette tutta la roba che c'è sudicia, poi la va al cassettone,' e vede il vezzo:' - Questo mi pare un pochino sudicio, mi pare che sia diventato nero! - E lo mette in bucato. Poi la va al cassettone, e vede la sottoveste del marito (che i contadini l'hanno colore scarlatto quando vanno a nozze), e pensa: - Anche questa mi pare un po' sudicia; sarà meglio che ce la metta, così il mi' marito lo contenterò. La mette tutto n'il bucato, e poi principia a buttarci il ranno sopra. Viene il marito: " Giucca, che l'hai fatto il bucato? " - " Oh guarda come vien bene! " - " Oh meno male, tu n'hai saputo far una. Aspetta: ti voglio aiutare io a levare il ranno ". Dunque la sottoveste era scolorita, e cascava tutte gocce rosse, e poi n'il mezzo a questo ranno veniva come tutti chicchini, perchè la perla s'era strutta. " Mi dici che c'è? Oh vien qua, Giucca, guarda cos'è questa roba? " - " Ah sarà il mi' vezzo; era sudicio, ho messo anche codesto in bucato! " - " Ah tu m'hai mandato in rovina! Ma dimmi, o questa roba rossa che l'è? " - " Sarà la tu' sottoveste! " - " La mi' sottoveste nova tu l'hai messa n'il bucato?! Senti, va via di casa, 'un ti voglio più vedere, un ti voglio più vedere! ritorna a casa dalla tu' mamma ". Lei, piangendo, andò via, e andiede dalla su' mamma. La su' mamma: " Lo sapevo che doveva andar così; tu sei tanto giucca! Almeno hai preso qualche cosa? " - " Che avevo a pigliare? " risponde piangendo. " Tu avevi a prendere qualche cosa, il meglio che ci fosse! ... Va' a pigliare qualche cosa, va' via ". E lei ritornò a casa d'il marito, e lo trovò lì tutto serio serio. " Che sei venuta a fare, birbona? Va' via, 'un ti voglio più vedere ". - " Mi ha detto la mamma che pigli il meglio che ci sia! " - " Piglia icchè vòi e va' via ". Lei girò per tutta la casa, e non vedeva nulla che le piaceva; andiede in cucina, la prese il matterello,' se lo mette sotto il grembiule e andette via. La mamma: " L'hai preso? " - " Sì, mi pareva che il meglio che ci fosse, fosse il matterello; ho preso quello ". " Giucca, che tu sei! ".
Lasciamo Giucca, e torniamo a il su' marito.
Il su' marito 'un sapeva più che fare. Diceva tra sè e sè: - Che ho a fare! sarà meglio che io vada a girare il mondo. - E costì partì per girare il mondo.
Arrivò in una città; in questa città, bisogna vedere, c'erano tutti gruppettini di gente che si disperavano! Lui s'accosta a una donna: " Che c'è? " - " Eh... se vu' sapessi pover'omo! Qui, quando c'è un bambino che ha a metter le brache, è un.affare serio. L'usanza è di metterlo sur un armadio, e dall'armadio deve entrare nelle brache, e ci si mette le brache sotto ". - " Scusatemi: permettemi che lo faccia io? " - " Lo credo... vu' sarete ricco se vi riesce di fare differente di quello che si fa noi". Lui entra in questa stanza, e vede questo bambino tutto insanguinato n'il viso, perchè s'era provato tante volte, 'un c'era riescito, e si era fatto male. " Bambino, scendi di costassù ". Lo fa scendere e poi prima gli mette una gamba nelle brache, e poi gli mette quell'altra. " Bravo! ... bravo! ... vu' siete un grand'omo! vu' sarete ricco (tutti gli danno quattrini), vu' dovete rimanere sempre da noi! " " No no, 'un ci posso stare ".
Dunque questi gli danno tanti quattrini, e lui va via; va in un'altra città, e vede tutta gente aggruppate insieme che si disperavano: " Bisogna tagliargli il braccio! Mio Dio, come si deve fare! bisogna tagliargli il braccio! "
Scusate, cosa c'è? " dice quest'omo. " Se vu' sapessi, bonomo, cosa c'è! Un ragazzo che ha messo una mano in un
boccale che'un la pò più rilevare; bisogna tagliargli il braccio "." Il braccio?! Che vi contentate che lo vegga
"" Ah lo credo! se vi riescisse di liberarlo, sareste
ricco: vi si darebbe tutti qualche cosa ". Lui vede questo ragazzo, dà un colpo su questo boccale, e il boccale si rompe; 'gli mette la mano nell'acqua, e tutto ritornò come prima. " Ah che brav'omo, che brav'omo! (tutti a gridare). Dovete stare sempre con noi, e vi si farà ricco! " - " No,
un ci posso stare ". Gli danno di gran quattrini, e va via; e va in un'altra città.
Anche in questa città vede un gran movimento di gente che erano tutte disperate. " Mi dite cosa c'è? " - " Ah se vu' sapessi! Tutte le volte che si deve fare sposa una; perchè qui c'è l'usanza di fare un arco trionfale, se per combinazione lo sposo e la sposa 'un son precisi, bisogna tagliare la testa a quello che è più grande; e qui bisogna tagliare la testa alla sposa; vedete che 'un ci passa ". " Che vi contentate che faccia da sposo io per quel momento che si passa l'arco trionfale? " - " Lo credo, sì lo credo! " Scende lo sposo da cavallo, e monta lui. Prende il frustino, quando l'è il momento di passare l'arco, gli dà una frustinata n'il collo alla sposa; quella abbassa la testa e passa. " Ah bravo! bravo! " tutti. " E' dovete stare sempre qui da noi; 'un avete a andare più via! 'un avete a andare più via! " e gli diedero tanti tanti quattrini, anche più degli altri. - Ah veggo bene che ce n'è più giucche della mia moglie; sarà meglio che ritorni da lei! - Ci si trattenne due o tre giorni, e poi ritornò via. Gli era arricchito, gua'.

E ritorna a casa dalla moglie. " Gua', tu sei ritornato? " - " Che vòi! le ho ritrovate più giucche di te l'altre donne; ho ripensato di tornare a pigliare te; " e
gli raccontò ogni cosa che l'aveva fatto. La su' moglie l'era meglio, perchè la su' mamma l'aveva tanto picchiata.

lì se ne stiede, e se ne godiede,
a me nulla mi diede.
  • Firenze.

    Varianti e Riscontri

    Tutta la novella si trova fra le mie Fiabe siciliane, n. CXLVIII: Lu viddanu di Lercara; tra le senesi del GRADI (Saggio di Letture varie), Tèa Tècla e Teopista; tra le veneziane del BERNONI (Fiabe pop. ven.), n. VI: Bastianello; tra le tirolesi dello SCHNELLER (Márcben und Sagen aus Wálscbtirol),
    56: Die nárrischen Weiber.

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