Il ladro



C'era una volta una donna, che aveva due figlioli; erano poveri poveri. Dissero tutti e due questi figlioli alla
mamma: " Sentite, mamma, noi si vole andare a far fortuna ". E così questi due fratelli s'accordonno, e andonno pergirare il mondo.
Quando furono in un paese, disse il più grande al più piccino: " Senti: io voglio vedere se trovo da garzone qui in questo paese; io non voglio venire più avanti ".
C'era un fabbro in questo posto. Gli disse questo giovanotto: " Mi prenderebbe per garzone costì con lei? " " Sì, giusto i' n'ho bisogno ". Disse il più piccino: " lo non voglio restare davvero; voglio andare a girare un altro poco, per vedere se trovo fortuna. Dopo un anno e tre giorni, o fortuna o non fortuna, io tornerò qui ".
E così, seguitava sempre a camminare. Quando fu in un bosco, trovò un branco di assassini. Dicono: " 0 la vita' o i quattrini! ". Questo disse: " Cosa vi debbo dare, se io vo cercando se trovo da mangiare? ". - " Dici bene; vieni con noi. Se tu sarai bravo, tu arai la fortuna ".
Questi ladri facevano rubamenti grossi, e poi gli spartívano; gliene toccava tanto per uno.
Il tempo delle novelle passa presto; era un anno che era con gli assassini questo; da tanto bravo che s'era fatto, l'avevano fatto capo-assassino. Disse a' su' compagni: " Sapete! mi è finito il tempo che dovevo stare con voialtri; siccome ci ho tre giorni, io vado via oggi ". Figurarsi: tutti disperati, a piangere che andava via, tutti dispiacenti. Di tutto quel tempo che era stato fuori gli toccava venti sacchi di quattrini in oro: 'un c'è male, eh! Prese un barroccio con tre muli, e caricò tutti questi quattrini, e si messe in cammino per andare a casa sua. Passò d'il paese che aveva lasciato il fratello;' ma 'gli era rivestito che pareva un principe. Va dalla bottega di questo fabbro, e domandò di questo giovanotto. Disse il fratello: " Son io "; ma nessuno si riconobbe dall'uno all'altro; quello povero 'un riconobbe il fratello perchè era ricco, quello ricco 'un riconobbe il fratello perchè era tanto trasfigurato. Disse il
ricco:" Sentite: voi dovete venire a desinare con me ",
non gli disse che era il su' fratello. Questo povero
disse:" Ma è impossibile che io venga a desinare con lei;
io, signore, sono povero, sono indegno di venire con lei " - " Sì, voi dovete venire con me ". Sicchè questo giovanotto si diede da fare, comprò tre libbre di sapone perchè mandasse via quel nero che aveva addosso. Andonno alla locanda, e si misero a mangiare. Mentre mangiavano il ladro gli dice: " Senti: io sono il tuo fratello. (Poero giovane, non si svenne, ma poco ci mancò). Ora, come si
è mangiato, si ritornerà a casa nostra ". Così finiron di mangiare, poi si rizzonno e andonno via, e seguitorno il cammino. Cammina, cammina, l'arrivonno a casa sua. La su' mamma, poerina, era vecchia, vecchia; n'il rivedere i suoi du' figloli rimase lì a bocca aperta. Poera vecchia, era quasi morta di fame, gua'.
Così questo giovanotto messe una casa, pareva quella del re. Disse a su' madre: " Sentite, mamma: 'un vi scappi detto che io ho portato questi tanti quattrini, che io sono andato a fare il ladro, via; se l'andasse alle voci d'il re, io sarei ammazzato " - " Ma ti pare, figliolo mio, che io debba dire queste cose! ".
Questo giovane viveva tranquillo, e non pensava più a nulla: faceva il sígnorone. Un giorno a questa vecchia la ci andò un'amica a fargli visita. " Guarda come stai bene te! Come gli ha fatto il tu' figliolo a fare tutti questi quattrini? " Sappiate che le donne son tutte chiacchierone, non ne tengono una. " Sai tu che è? " risponde la vecchia. " E' stato un anno e tre giorni con gli assassini e s'è fatto ricco; ma bada, per carità, non ti scappi detto a nessuno " - " Ah, ti pare, che io voglia dire queste cose! ". E questa donna andò via. La trovò un'altra amica, questa: " Tu un sai! ma bada: 'un dir nulla! Quel giovane, che 'gli è un signorone, ha fatto i quattrini perchè è stato un anno con gli assassini ". Sicchè una se lo dissero con l'altra perchè, si sa come sono le donne; andò alle voci del re: che nella città c'era questo gran capo-assassino.
Il re un giorno lo mandò a chiamare. Figurarsi questa povera vecchia che gli era scappato detto! La tremava! una paura!... non stava più nella pelle! Il figliolo disse: " Andate voi, mamma, a sentire cosa vole il re ". La vecchia si veste tutta perbene, e la va in carrozza al palazzo d'i re, e costì la fanno passare; la passa dal re, e gli domanda cosa voleva dal suo figliolo. Il re gli disse che il su' fìgliolo fosse andato subito da lui, perchè aveva bisogno di vederlo. Questo giovanotto dovette andare dal re. Gli dice il re: " Sentite: io so che voi siete un capo-assassino; se voi mi farete tre rubamenti più grosso l'uno dell'altro, i' vi darò la mia corona; e se voi non vi riesce farli, penate la testa ". - " Oh sora Altezza, il primo lo farò stasera ". - " Ebbene: sappiate che nella mia scuderia ci sono cento cavalli; li dovete portar via, che nessuno vi senta ". " Sissignore: stasera alle ventiquattro io vengo ". E costì il re fece preparare delle guardie che stessero attenti, chè alle ventiquattro doveva venire un ladro. Quando fu le ventiquattro, questo ladro si vestì da frate, e prese un vasellino' di vino addosso; figurava di andare alla cerca d'il vino; ma in questo vino ci aveva messo l'alloppio, e passò dalla scuderia d'il re, dove erano tutte queste guardie che badavano che doveva venire il ladro.
Passa questo frate lì da questa gente. " Oh bona sera; ho tanto freddo, me lo fareste un po' d'alloggio? ". Fanno: " Andate via; 'un ci rompete l'anima, chè si aspetta uno; un ci faccia confondere, padrino " Fa uno: " Sta' a bada, che non dovrebbe essere quello il ladro! ". Fa quell'altro: " Tu 'un lo vedi che è un poero vecchio che va alla cerca d'il vino? Fallo passare, fallo; così sta attento anche lui se viene il ladro ". Sicchè fanno passare questo vecchio, e lo messero lì a sedere. Avviò a mangiare un po' di pane questo frate, e poi si levò un bicchierino di tasca. In questo vasellino c'era di due sorte (c'era du' buchi). Cominciò a bevere questo vecchio; dopo gli proferì un po' di vino a quegli atri se lo volevano. " Cheh! cheh! 'un si vole; noi un si ha sete, 'un si può stare a perdere tempo a bevere ". Sicchè, prega prega, avvionno tutti a bere. Quando ebbero beuto di questo vino, chi cascò da una parte, chi
cascò dall'altra, da il sonno. Il caro frate, quando furono tutti addormentati, sciolse i su' cavalli, e se ne andò via.
Quando fu vicino a giorno, si destonno tutti, e non ci trovonno più i cavalli. Dissero: " 0 poeri a noi! lo vedi che quello era il ladro! come si fa ad andare dal re! " disperati. Quell'altro diceva: " Io 'un ci vado davvero ". -. " Io 'un ci vado! ". Nessuno ci voleva andare. Disse uno: " 'Un ci volete andare voialtri, ci anderò io. Coraggio! ". Vanno da il re, e si messero a piangere. Appena che li vedde il re se lo indovinò: " Bene: stasera ve ne faccio fare un altro. Dio vi liberi, se vu' 'un state attenti anche stasera ".
Il re mandò a chiamare questo ladro, e disse: " Senti: come hai tu fatto te a rubarmi questi cavalli? " E il ladro gli raccontò come lui aveva fatto. " Ora mi dirà quello che io debbo fare stasera? " - " Sicuro. Sappi che io ci ho un gran prato, ci metterò tanti cavalli, e lì tu li devi portar via. Questo 'un ti riescirà davvero ". E costì questo ladro andò a casa sua.
Quando fu le ventiquattro, lui si veste da angiolo, e va in questo prato dove erano tutti quelli preparati per stare attenti quando veniva. Arrivò, montò su in un albero. Fa uno: " Sta' attento, eccolo questo birbone! " - " To'! tu 'un lo vedi? l'è un angiolo lassù! " In questo mentre un lo vedono più lì, lo vedono in un altro albero. (Lui ne aveva fatto un altro di cartone, che potesse andare da qua a là). Sicchè loro, infatuati a vedere quell'angelo che era su quell'albero, non stavano più attenti al ladro; lui li staccò i cavalli, e scappò. Questi si voltorno, 'un trovonno più i cavalli. - Oh poerini, poerini! come si fa ad andare dal re! poeri a noi! - Tutti disperati. Quando andonno da il re, e gli dissero che il ladro aveva portato via i cavalli, il re, arrabbiato, gli disse: " 'Un siete boni a nulla! " e li mandò tutti via dalla rabbia. Stasera me ne farò
fare uno a me; io 'un sarò tanto minchione! - Mandò a chiamare il ladro, e gli ordinò che gli doveva fare un rubamento a lui. Il ladro gli disse: " La mi dica che rubamento io devo fare ". - " Tu devi venire a portarmi via il lenzolo del letto mentre che io dormo " - " Sicuro " " Ma bada, da per tutto passa, fuori che dalla finestra; Du devi venire dall'uscio ".
Questo assassino andò in un camposanto, dove era un vecchio morto; al becchino per danaro gli chiese il piacere se gli dava questo morto. Questo becchino aveva tanta miseria, glielo fece pigliare. Lo vestì da omo, il morto; quando fu le ventiquattro, va alla casa del re (aveva fatto questo ladro una scala di funi); e sale su per la finestra, con questo morto addosso. Quando fu alla finestra, rizzò questo morto così, lo legò, ed il ladro avviò a picchiare così a' vetri. Il re, che era sveglio e stava attento: " Senti, disse alla sua moglie, senti: passa dalla finestra; eppure gli aveva detto che dalla finestra 'un ci passasse ". E questo ladro seguitava sempre a picchiettare. A il re gli scappò la pazienza, s'alzò dal letto, aprì la finestra al buio, e dà una spinta a quest'omo (lui credeva di darla al ladro). Quando il re sentì che fece il tonfo, disse alla sua moglie: " Oh che piotto che 'gli ha battuto! vo' andare a vedere; ma sta' attenta te ". Appena il re fu uscito dall'uscio, il ladro entra in camera, dov'era la regina, ed avviò a fare il solletico alla regina; mentre che questa scodinzolava, lui tirava a sè il lenzolo; sicchè, ridi ridi, al ladro gli venne tirato tutto il lenzolo, e scappò. Torna il re: " Tu sai che è morto? " - " Dio mio! quanto m'avete fatto ridere! ". Il re arrabbiato: " Come, io ti ho fatto ridere? ". Lei si guardò il lenzolo di sotto, 'un ce lo trovò più. " Oh il birbante, che me l'ha fatta ". Il ladro se n'era tornato a casa sua; stava tranquillo; lui era bello e sortito dal su' obbligo.
Ora c'è da sapere che da questo re ci andava in conversazione un prete. Il re si messe a raccontare questi tre rubamenti che gli avevano fatto. Questo prete rise: il re c'ebbe un pochino rabbia. - Aspetta: te ne vo' far fare uno anche a te! - dice tra sè. Mandò a chiamare il ladro la mattina dopo, e gli disse: " Senti: tu mi devi fare un piacere: tu mi devi andare da quel prete (gli diede l'insegnamento dove stava). Tu gli devi fare un rubamento più grosso d'il mio ". Questo ladro disse a il re: " Domani sera deve stare attento alle dodici; io porto il prete ".
"Sì".
Quando fu la mezzanotte, questo ladro si vestì da angiolo, e va alla cura di questo prete; sfondò l'uscio di chiesa, e entrò dentro. Avviò a accendere tutte le candele, ed avviò a intonare. il Miserere. Ma cantava , un glielo direi... forte. Ci aveva la serva, proprio accosto di camera, questo prete; " Teresa! " fece il prete. " Che la vole! " - " Oh c'è gente in chiesa? senti come cantano. Teresa va' a vedi " - " Oh, sor padrone, io 'un ci vo davvero " - " 0 vai, vai ". Insomma sta serva 'un ci volse andare, ecco. Il prete si levò dal letto, e andò giù da sè. Quando vedde quest'affare, rimase ceco dallo splendore che mandava quest'angiolo (perchè si era accomodato molto bene da angiolo). " Senti, Teresa, c'è un angiolo in chiesa", disse il prete alla serva, " ha esposto il Santissimo ". " Oh la vedrà, sor padrone; sarà qualche inganno! " (La serva era furba). " No, Teresa mia, tu vedessi che bell'angiolo! Senti: fa' cosa tu vòi: io vo' andare a domandargli cosa vole ". E quello cantava a tutto andare. L'andò giù il prete, e gli domandò cosa voleva; e l'angiolo gli disse che era venuto a pigliarlo e portarlo in paradiso lui e la su' serva. Dice: " Ma bisogna che vu' mi diate tutti i quattrini che ci avete ". - " Senta: io ci ho dugento scudi solamente ". " Bene: portatemi quelli che vu'avete ". Va su questo prete. " Teresa, è venuto a pigliar me e te,
che si vada in paradiso " - " Le pare, sor padrone! ci sarà qualche inganno! " - " No, Teresa, tu lo vedessi ". Questo prete prese i quattrini che ci aveva, e ritornò giù dall'angiolo; disse: " Senta: io ho portati questi che ci aveva de' quattrini ". - " 'Un ce ne avevi più? ". " No, ci ho dieci scudi, ma sono della serva " - "No bisogna che vu' pigliate anche quelli; chè questi 'un mi servono ". Lui, sciagurato, ritorna su dalla sua Teresa. " Sai Teresa! bisogna che tu mi dia i tuoi dieci scudi, che mi servono ". - " Eh! quanto l'è minchione; io 'un glieli do davvero i mi' quattrini! ". Insomma questo prete prega prega, la sua serva glíelí diede; e lui tornò giù dall'angiolo. L'angiolo gli disse. "Entrate in questo sacco ", e poi se lo prese in orca,' e via. Cammina, cammina, si trovonno nel palazzo d'il re. Ogni momento diceva il prete: " Quanto c'è per arrivare al paradiso? " - " C'è poco ". Il re gli aveva preparato una lunga scala, che potesse arrivare a questa inferriata" dove l'era il re a sedere. Questo ladro quando fu lì alla finestra, prese la rincorsa, e picchiò una capata con il prete (invece di picchiare con le mani, picchiò con la testa d'il prete). Il prete disse: " Oh Dio, che tu mi ammazzi! " - " Sì, sta' zitto, che l'è meglio che tu soffra ora che poi non soffri più ". " Ancora 'un aprono? " - " E, caro mio, bisogna picchiare un'altra volta ". E costì il ladro riprende la rincorsa per questa scala, buuhm! un'altra capata. Il prete gridò: " Oh Dio che son mortol " l'aveva quasi sfragellato.
Il re ridi, bisognava veder come, dalla parte di là! Questo ladro ritorna indietro: " Non aprono ancora; bisogna passare da un'altra parte ". Questo povero prete 'un sapeva più dove era; era quasi moribondo. Il ladro ritornò indietro, e lo riportò nel su' orto in mezz a' cavoli.
La mattina, la su' serva, era vigilia, va giù nell'orto per cogliere il cavolo. Questo povero prete, un po' il freddo, un po' le botte che aveva battuto, era più di là che di qua. La su' serva, mentre era lì che camminava nell'orto, ci aveva un paio di ciabatte del suo padrone. In questo sacco c'era un bucarino; con un occhio conobbe le sue scarpe, che aveva in piede la serva; 'gli vede: " Teresa! " La serva si voltò, e la vedde questo sacco tutto insanguinato. " Che ci sei anche te in paradiso? " - " Oh Dio mio! lo diceva che ci doveva essere qualche cosa! ". La se lo prese a rene, e lo portò a letto. Costì chiamorno il dottore, lo medicò, ma a il re gli pareva mille anni che ritornasse il caro prete in conversazione. Il prete (già se n'era accorto che questo era stato un tradimento d'il re) quando fu guarito, ritornò da il re a trattarlo male; si presero a parole, litigorno; uno andò da una parte, uno andò dall'altra, e lì se non son cascati morti ci saranno ancora.

Pratovecchio.

Varianti e Riscontri

In questa novella si raccolgono motivi di varie novelle; ma guardata intimamente vi si riconosce il furto del tesoro del Re Rampsinite raccontato da ERODOTO (líb. 11, 21). Là il ladro ruba il tesoro del re dentro il palazzo, qui il ladro ruba (come nella LXXVII delle Fiabe siciliane: Lu gran Narbuni) in mezzo alla strada e si fa ricco. Là il re vuol @onoscere il ladro; qui, che l'ha conosciuto, vuol metterlo alla prova prima di concederglí con l'impunità un premio alla sua destrezza. Nell'una e nell'altra tradizione le due prime prove son quasi le stesse; l'ultima è compiuta col solito rapimento della coperta al mago, che si riscontra nella nota novella di Tredecino. Il brutto tiro fatto dal ladro al prete per comandamento del re è lo stesso di quello fatto dal calzolaio al priore d'un convento nella CLXII delle Fiabe siciliane: Lu scarparu e li monaci (vedi VOI. ili,
pag. 223 e le varianti di Contes corsi dell'ORTOLI della nostra novella, che è la seguente, raccapezze dell'Ermite jean de'
  1. ' n. 11. Una variante al racconto d'Erodoto dalla Beppa e dalla
Maria Pierazzoli di Pratovecchio, ma re e figlia, nella quale però mancano varie circostanze malgrado sia stata raccolta ad líteram dalla loro bocca. Essa ha per titolo:
CRICCHE CROCCHE (Pratoveccbio). - Erano due gran ladri. Cricche va a rubare le uova d'una ghiandaia, e Crocche, che lo vede suu'albero, Rli leva i tacchi delle scarpe. - Un giorno il tesoro del re vi@ne rubato, ed il re, per consiglio d'un astrologo, fà mettere dietro la porta del tesoro una caldaia di oece. Cricche torna a rubare, e ci cade dentro; Crocche gli taìlía la testa per non farlo riconoscere. Il re per consiglio dell'astrologo, fa trascinare per la città il corpo senza testa, tanto per vedere la donna che lo piangerà. La @oglie di Cricche, che ha già sposato Crocche, a quello strazio piange. Vengono su le guardie reali ad arrestarla; Crocche sì taglia un dito, e le guardie capiscono che la donna piange per Crocche ferito ecc. ecc.
Questa novella anche ne' nomi richiama al Cricche, Croccbe e Manico d'uncino, novella senese raccolta e pubblicata dal GRADI nel Saggio di Letture varie per t giovani, pagg. 105-124: E tu Luca! e ripubblicata ne' Proverbì e modi di dire. Ma poichè le rassomiglianze del nostro Criccbe e Croccbe col racconto d'Erodoto sono assai strette, si leggano come varianti di esso in Italia: Fiabe siciliane, nn. CLIX e CLX; CORONEDIBERTI, n. Il; Ser GiOVANNi FIORENTINO, IX, 1; COMPARETTI, n. XIII; BARTOLI, Una Novellina; e come versioni che segui rono alla narrazione erodotea gli autori citati nelle Fiabe sícii@, vol. 1, pagg. LXXV e LXXVI, e vol. IV, pag. 404. Si legga specialmente: La Leggenda del tesoro di Rampsinite nelle varie redazioni italiane e straniere, saggio critico di ST. PRATO. Corno, 1882.


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