Cecino
C'era una volta marito e moglie; non avevano punti figli. Il marito faceva il legnaiolo e quando tornava da
bottega, non faceva altro che rimproverare la moglie, perchè non faceva figli; e questa povera donna piangeva sempre, e si disperava. Faceva le limosine, faceva fare le feste in chiesa, ma i figlioli non venivano. Un giorno andette a picchiare una donna, e gli chiedeva la limosina, ed essa gli rispose: " Non ve la do, perchè è tanto che fo limosina, che fo cantar messe, che fo far feste in chiesa, e non mi viene un figlio " - " Fatemi la límosina, che vi verranno figli ". - " Eh... magari se me li fate fare! vi do tutto quello che volete ". - " Mi dovete dare un panetto di pane intero, ed io vi porterò una cosa che farete figli ". - " Se mi li fate fare, ve ne do anche due de' panetti ". - " No, no, ora ne voglio uno, eppoi mi darete l'altro quando avrete fatto i figli ". Lei arriva, e gli dà un panetto. Quella allora dice: " Adesso vo a casa, e do da mangiare a' miei figli, e vi porto quella cosa che vi farà fare i figli ". - " Va bene! ".
Questa donna va a casa, dà da mangiare a' suoi figlioli il panetto, e prende una sacchettina, e la empie di ceci e gliela porta, e le dice: " Questa è una sacca di ceci, metteteli nella madia, e domani saranno tanti figli ". Questi ceci erano cento, e le disse la moglie del legnaiolo: " Com'è possibile che di cento ceci possa divenire cento figlioli? " - " Domattina lo vedrete ". Lei disse fra sè, la moglie del legnaiolo: - E' meglio che io non dica niente a mio marito, perchè se disgrazia facesse che i figlioli non venissero, mi darebbe tutti i titoli. - La sera torna il marito, e comincia a brontolare come le altre sere.
Lei entra nel letto, sempre zitta senza parlare, e diceva tra sè: - Domani li vedrai! - La mattina, i cento ceci, eran divenuti cento figli. Uno diceva: " Babbo, vo' bere ". L'altro diceva: " Babbo, vo' mangiare ". L'altro diceva: " Babbo, levami ". E lui, con tutto questo bordello, prese un bastone, e andette alla madia, e cominciò
bastonare, e li ammazzò tutti. Uno cascò (la si figuri come gli erano piccini!), e scappò subito in camera, ed andette a nascondersi sul manico della brocca dell'acqua. Il babbo dopo andette a bottega. " La moglie del legnaiolo tutta afflitta diceva: - Quel birbone, 'gli ha brontolato tanto che io un faceva figlioli; e dopo me li ha ammazzati! - In quel tempo il figliolo che era scappato disse: " Mamma, che è ito via il babbo? " Lei allora disse: " Sì, figliolo mio. Oh! oh! come hai tu fatto a rifugiarti? dove tu sei? " - " Sta' zitta; sono nel manico della brocca dell'acqua: dimmi: è ito via il babbo? " - " Sì, sì, sì, sorti fuori ". Allora il bambino che era scappato sortì fuori, e la mamma: " Oh come tu sei bellino! Come ti ho a metter nome? " E il bambino disse: " Cecino ". - " Sì, bravo il mi' Cecino! Sai, Cecino! devi andare oggi a portare da mangiare a il babbo a bottega ". - " Sì, tu mi hai a mettere il panierino in capo, e io anderò a portargliene a il babbo ".
La moglie del legnaiolo, quando l'è l'ora, chiama il suo Cecino: gli mette il panierino in testa, e lo manda a portare da mangiare a il suo marito. Cecino, quando è vicino alla bottega, comincia a chiamare: " Oh babbo! vieni a rincontrarmí; ti porto da mangiare ". Il legnaiolo dice fra sè: - 0 se li ho ammazzati tutti! 0 che ce n'è rimasti ancora? - Va a riscontrar Cecino: " Oh, bravo bambino! come hai tu fatto a salvarti dalle bastonate? " - " Son cascato in terra, son fuggito in camera, e mi sono andato a nascondere sul manico della brocca dell'acqua ". - " Bravo il mi' Cecíno! Senti: ora si deve andare da que' contadini a sentire se ci hanno niente di rotto da accomodare ". - " Sì ".
Questo legnaiolo arriva, e si mette in tasca Cecino. Per la strada non faceva altro che chiacchierare, e tutti dicevano che l'era matto, perchè non sapevano che aveva il figliolo in tasca. Quando 'gli è là da' contadini, dice:
" Avete nulla di rotto? ". - " Sì, c'è delle robe de' manzi rotte, ma però a voi 'un vi si danno, perchè voi siete, matto ". - " Ma cosa avete che son matto? Io son savio più di voi. Perchè voi dite che son matto? " - " Perchè per la strada non facevi che discorrere da voi solo ". " lo discorrevo con il mio figliolo ". - " E dove l'avete il vostro figliolo? " - " In tasca ". - " Eh giusto s'ha a tenere il figliolo in tasca! " - " Bene, ve lo farò vedere "; e tira fuori Cecino, che era tanto piccolo che gli stava sur. un dito. " Oh che bel figliolo! ce lo avete a vendere a noi ". - " Che vi pare, vi voglia vendere il mi' figliolo che mi fa tanto comodo! " - " Bene allora 'un ce lo vendete ". Lui allora cosa fa? prende Cecino, e lo mette sur un corno di bue, e gli dice: " Stai costì, che adessovo a pigliare la roba da accomodare ". - " Sì, sì, 'un dubitare: io sto sur il mi' corno ". Difatti questo legnaiolo arriva e va a prendere la roba da accomodare.
Eccoti passar du' ladri, e veggono que' du' bovi; dice: " Guarda là que' du' bovi soli; vieni via: si vanno a rubare ". Quando si avvicinavano per vedere, Cecino più che li vedeva avvicinare, e più 'gli urlava: " Bada, babbo, a' tu' manzi; c'è ladri che li rubano! ".
Eccoti che lui viene, e gli dicono questi ladri: " Oh bon omo, bon omo, da dove viene questa voce? " - " E' il mi' figliolo ". - " Se 'un c'è, dove 'gli è? " - " 'Un lo vedete! eccolo: lassù sur un corno d'il bue ".
Quando lui glielo fa vedere, gli dicono: " Ce lo dovete vendere; vi si dà quanti danari volete ". - " Ma che vi pare, ve lo possa vendere? Solamente la mia moglie chi sa quanto brontolerebbe! " - " Eh sapete cosa gli dovete dire? che vi è morto per la strada ".
Lo mettono tanto al cimento, che quest'omo glielo dà, e i ladri gli danno du' sacchi di danari. Loro prendono il su' Cecino, se lo mettono in tasca e via. Cammina, cam-
mina, veggono la stalla d'il re: " Andiamo un poco alla stalla d'il re, a vedere se si può rubare un par di cavalli ". - " Sì ", e dicono a Cecino: " Bada, 'un ci scoprire ". " Cheh! cheh! 'un dubitate, 'un vi scopro io! " Vanno nella stalla, e prendono tre cavalli. Vanno via, li portano alla casa sua, e li mettono nella stalla.
Dopo vanno su, e dicono a Cecino: " Senti: noi siámo tanto stanchi; risparmiaci la fatica, va giù a dare la biada a' cavalli ". Cecino ci va, e prende le museruole; quando gli è nella stalla, si addormenta in una muserola. il cavallo arriva, e lo mangia. Quando i ladri non lo vedono più venire, dicono: - Sarà rimasto nella stalla; si sarà addormentato. - Vanno nella stalla: cerca, cerca, cerca, allora cominciano a urlare: " Cecino, dove sei? " - " In corpo alla cavalla nera ". I ladri sbuzza' la cavalla nera, ma Cecino non c'era. " Cecino, dove sei? " - " In corpo alla cavalla rossa ". Sbuzza la cavalla rossa, e Cecino non c'era. " Cecino, dove sei? " e Cecino 'un rispondeva più. Allora: - Che peccato! si è perso quel bambino che ci faceva tanto comodo! - Vanno e prendono li du' cavalli sbuzzati, e li buttano lì sur un prato.
Passa il lupo, ed aveva una fame che non ne poteva più. Eccotí che vede là sul prato queste due cavalle sbuzzate: - Ora anderò a fare una corpata di cavallo; - e difatti mangia mangia, le finisce, e ingoia Cecino.' Il lupo cammina cammina, gli viene fame, ed allora il lupo dice: - Andiamo a mangiare una capra. - Quando Cecino sente dire di mangiare una capra, comincia ad urlare in corpo a il lupo: " Capraro, vieni, chè il lupo ti mangia le capre! " Allora il lupo: - senti: io ho preso dell'aria; si vede che l'aría mi fa fare queste voci. - Lui pensa,
Sbuzzare, sbudellare, sventrare.
Pare dunque ch'era rimasto in corpo ad una cavallo, e i ladri non l'avevano veduto, perchè era tanto piccino e non parlava più.
ripensa quel che poteva fare; dice: - Ah ho capito! Arriva e va in un bosco. C'era Iluna piena; comincia a battere (con rispetto parlando) culate. e giù e giù,- e picchia, e picchia, fa tante di quelle scoregge, e dopo dice: - Ora 'un la avrò più in corpo, - e va via. Dopo quando l'è là. - Andiamo a mangiare una cavalla. - Cecino gli era sempre in corpo; quando l'è là dalle cavalle comincia a urlare: " Vieni, cavallaro, chè il lupo ti mangia le cavalle! " Allora il lupo dice: - Ancora l'aria 'un è ita via. - Va in una strada, c'era una bella pietra; lì batte, batte ancora fa una scorreggia, e vien fori Cecino; e perchè il lupo non lo vedesse, lui si nasconde sotto la pietra. Il lupo dice: - Ora sarò libero; ora anderò a mangiare una lepre. - Eccoti passa tre ladri, ed avevano un sacchetto di danari. Uno dice: "Ora io conto i danari, e voialtri state zitti, se no vi ammazzo ". - " Figurati se si sta zitti! perchè 'un si vol morire ". Ecco lui comincia a contare: " Uno, due, tre, quattro e cinque... " Ecco Cecino: "Uno ' due, tre, quattro e cinque ". (Ha inteso? gli rifà il verso'). " Ho capito: tu 'un vòi star zitto; ora ti ammazzo. Si vedrà se quest'altra volta tu parli ". Ricomincia a contare i danari: " Uno, due, tre, quattro e cinque... " Cecino ripete: " Uno, due, tre, quattro e cinque ". "Dunque tu 'un vòi star zitto! ora t'ammazzo". E ne ammazza uno. " Ora si vedrà se te tu discorri; allora ti ammazzano anche te ". Comincia a cantare: " Uno, due, tre, quattro e cinque... " Cecino ripete: " Uno, due, tre, quattro e cinque ". - " Bada, se anche quest'altra volta lo ridici, t'ammazzo ". - " Fígurati se parlo io ", dice quel ladro; " 'un voglio essere ammazzato mica ". Ricomincia a contare: "Uno, due, tre, quattro e cinque ". Cecino ripete: " Uno, due, tre, quattro... " - " Tu 'un vòi star zitto; anche te ora ti ammazzo! " e l'ammazzò - Oh! oh! ora son solo, e gli posso contar da me; non avrò nessuno che mi ripete; - e comincia a contare: " Uno, due, tre, quattro e cinque ". Allora Cecino dice: " Uno, due, tre, quattro e cinque... " - Ma qui ce qualcheduno nascosto, è meglio che scappi, se no m'ammazzano. - Scappa,e lascia lì il sacco di danari. t
Allora Cecino, quando 'un sente più nessuno, mette fori il capolino, e sorte fori; prende il su' sacchetto di danari se lo mette in testa, e va via. Quando l'è vicino alla casa di su' madre e su' padre, comincia a dire: " Oh mamma, vieni a rincontrarmi, ti ho portato un sacco di danari ". La madre, che lo sente, va a riscontrarlo, e gli piglia il sacco di denari, e gli dice: " Bada di non affogare fra queste pozze, chè è piovuto ". Cammina, cammina; in un posto c'era una pisciata di un cane; Cecino camminava da sè solo, e Cecino ci affoga.
La madre va a casa, si volta indietro per vedere Cecino e Cecino non c'era più. Gli racconta a il marito tutto ciò che aveva fatto Cecino; vanno a cercare dappertutto per vedere se trovano Cecino, ma Cecino lo trovonno affogato in una pozza.
Loro se ne stettero e se ne godettero, E a me nulla mi dettero.
Stretta è la foglia e larga la via, Dite, la vostra, chè ho detto la mia.
Firenze.
Varianti e Riscontri
Cfr. con La Pulce, novellina di S. Stefano in Calcinaia, nella Rivista di Letteratura pop., pag. 82; con Deto grosso, nov. marchigiana pubblicata dal GIANANDREA nel Giornale di Filologia romanza, n. 5; con Lu Cicille, n. VIII delle Fiabe
abruzzesi del DE NINO; con Ditu mígniulellu, n. XIV de' Contes pop. de l'ile de Corse dell'ORTOLI.
Per qualche circostanza ved. Don Firriuleddu e Lu @menzu gadduz.zu, nn. CXXX e CXXIX delle Fiabe siciliane. In Sicilia tutta la fiaba corre col titolo Cicireddu; e questo, come Cecino, è assai più piccolo dello stesso personaggio; nelle tradizioni popolari straniere. Cecino, difatti, è il Petit-Poucet di Francia e d'altre contrade; ma il Petit-Poucet è alto un pollice; mentre Cecino è quanto un cece; quello è ladro, e passa dal corpo d'un animale ad un altro nello stato di cattività; questo è meno ladro, ed in qualche occasione impedisce i furti. In Inghilterra è detto Tom Tbumb, ragazzo potente sì ma delle dimensioni del pollice (Pouce, Tbumb) di suo padre. Il Cecino fiorentino è caratteristico, perchè il cece, il cui uso è tanto comune presso il popolino italiano, è poco usato in Inghilterra. D'altro lato gl'inglesi si servono per ischerzo dell'espressione pashed pea (quasi lo stesso che cece, perchè equivale letteralmente a pisello disseccato), per dire persona piccola di figura e magra o secca, come -si dice in Sicilia, in Roma, in Toscana
e altrove.
Su questo mito popolare scrisse una dotta monografia G.
PARIS:Le Petit-Poucet et la Grande Ourse (Paris, Franck,
1875),alla quale sono da aggiungere questi riscontri italiani,
" Ni en Italie, ni en Espagne, ni dans les pays celtiques
je n'ai trouvé trace du conte ou du nom " (pag. 52). Ora si può affermare che esso esiste presso popoli di razza latina (Francia, Italia, Spagna), germanica Germania,Danimarca, Svezia), slava (Lituana, Schiavonia) ecc.
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