Il cece
C'era una volta un omo. Quest'omo andò in un campo, e trovò un cece. Questo cece lo messe in un sacco, e passò per una casa di un contadino.
" Oh massaia, me lo tenete voi questo cece? "
Mettetelo su cotesta tavola ". Quest'omo piglia il cece
·lo posa sulla tavola, e va via.
Questa donna ci aveva un gallo. Gli vola sulla tavola gli mangiò il cece.
Torna quell'omo: " Oh massaia, son venuto a prendere il mi' cece ". - " Sapete! ci avevo un gallo, me l'ha mangiato ". - " Oh... mi darete il gallo ". - " Ma guardate! per un cece, se vo' dare un gallo! Questa non è bella? " " Sì, io voglio il gallo ".
Quest'omo tanto fece, che gli levò il gallo di sotto. Piglia il su' gallo e va via, e va da un altro contadino: " Oh massaia, lo tenete vo' questo gallo? " - " Mettetelo giù nella stalla ".
Questa donna ci aveva un porco. Questo porco gli dà una musata a questo gallo, e l'ammazza. Torna quell'omo a pigliare il gallo: " Oh quella donna, son venuto a pigliare il mi' gallo ". - " Andate giù nella stalla, e pigliatelo ". Quest'omo va giù nella stalla a pigliare il gallo: lo trovò morto. " Oh, sapete! il vostro porco mi ha ammazzato il mi' gallo. Vu' mi darete il porco, gua' ". " Ma che porco e non porco! " - " Ma sì che io vo' il porco. Vu' me lo dovete dare "; e tanto batte e tanto grida, che quella donna gli dovette dare il porco.
Va da un'altra casa di un contadino: " Oh massaia, mi fate il piacere di tenermi questo porco? " - " Mettetelo giù nella stalla, dove l'è quella vitella ". E quell'omo ce lo messe. Questa vitella, quando vedde quel porco, gli diede una cornata, e l'ammazzò. Torna quell'omo a pigliare il su' porco. " Oh massaia, io vengo a pigliare il mi' porco ": - "Andate giù nella stalla, e pigliatelo". Quest'omo va giù nella stalla a pigliare il su' porco, e lo trovò morto: " Sapete! la vostra vitella mi ha ammazzato il mi' porco; bisogna che vu' mi date la vitella ". - " La vitella! ... Ma che siete matto! ... 0 guardate se per un porco vi voglio dare una vitella! " Ma lui a gridare, e far tanto chiasso; questa donna gli ebbe a dare la vitella.
Quest'omo prese la vitella e andò via, e andò in un'altra casa di un contadino: " Oh massaia, me lo fate il piacere di tenermi questa vitella? " " Mettetela laggiù nel-
la stalla ". Quest'omo mette giù la vitella, e se ne va via. Questa donna ci aveva una citta malata. Fa questa povera citta: " Mamma, io voglio la ciccia ". - " Come ho a fare a darti la ciccia, che ora 'un ce l'ho... Aspetta! " Andò giù nella stalla di questa vitella, e la gli tagliò un pezzetto di culaccio. Torna quell'omo contento. " Oh massaia, son venuto a pigliar la mi' vitella ". - " Andate giù, e pigliatela ". Lui va giù,'píglia la su' vitella e gli dà una frustata n'il culo per farla andar via. Quella donna ci aveva messo na mestolata di calcina, e gli cascò tutta la calcina. Quest'omo vedde questa cosa, e va da questa donna: " 0 come avete portato via un pezzo di culaccio alla mi' vitella? " - " Sentite ", dice quella donna, " io ci ho la mi' bambina malata, e l'ha avuto voglia di ciccia; e gli ho tagliato quel pezzetto di culaccio alla vostra vitella ". " Oh bisogna che vu' mi date la vostra cítta ".
Guardate se vi vo' dare la mi' citta per la vitella! " mi dovete dare la citta ". Questa poera donna lo prese per matto, ma poi disperata, la gli dovette dare quella poera bambina. Lui la prese, la messe in un sacco, e va via.
E va in un'altra casa di un contadino: " Oh massaia, mi fate il piacere di tenermi un poco questo sacco? " " Mettetelo costì in cotesto canto ". E costì lui andò via. La citta la conobbe che era la su' zia quella donna. Si messe a dire questa bambina: " Zia, zia! " Questa donna: " Chi mi chiama? " E la guarda dentro il sacco, e la sente che c'è la su' nipote. " Oh zia; mi aveva portato via quell'omo! " Questa donna la ci aveva un canaccio che mordeva, e che ti fa? ci rimette questo cane n'il sacco. Va quest'omo a riprendere il su' sacco. Quando fu inoltrato in un prato, si messe a sedere: - Oh! è tanto che cammino, mi vo' un po' riposare! - avviò a dire. - Da un cece un gallo, da un gallo un porco, da un porco una vitella, da una vitella una citella. Scappa su, citella mia, e dammi un bacio!
Scappò fori il cane di San Donato, e gli staccò il naso.
Pratovecchio.
Varianti e Riscontri
Questa novellina unita con la Tosetta forma la CXX XV delle Fiabe siciliane: Lu nasu di lu sagristanu. In Sicilia il fortunato che per una sequela di fortunati accidenti viene prendendo il gallo pel cece, il porco pel gallo, la ragazza pel porco, fino ad aver portato via il naso da un cane sostituito nel sacco alla ragazza, viene di volta in volta gridando: 0 mi dati lu gallittu o mi dati lu cicirittu; 0 mi dati lu gallittu o mi dati lu purchittu; 0 mi dati lu purchittu o mi dati la figghitta. Simile novella è pure in Terra d'Otranto, negli Studi del MoRosi: Leggende, n. III; in Cerignola nelle Puglie col titolo Cecerette, una delle Tre novelline pugliesi pubblicate da N. ZINGARELLI nell'Arcbivio per lo studio delle tradii. pop., vol. III, pag. 65; Lu Cícillu, degli Abruzzi in DE NINO, Usi e Costumi, vol. II, pag. 43; il Cecio tosc. del CORAZZINI, COMPOnimenti minori, pag. 412; l'Ingordo, n. 10 delle Fiabe mantovane del VISENTINI.
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