I tordi e i merli
C'era una volta moglie e marito; il marito un giorno, che l'era l'anníversario del matrimonio, andiede fori, e trovò un omo che vendeva un mazzo di tordi. - Ah! - disse, chi sa come sarà contenta mia moglie! - Dunque va a casa con questo mazzo di tordi. " Guarda, moglie mia, che bel regalo che ti ho portato! Oggi s'ha a star bene ". " Che m'hai tu portato? " - " Questo bel mazzo di tordi ". - " Già son tordi, i' dico che son merli! " - " Già tu 'un te ne intendi; ti dico che son tordi! " Lei per non farlo arrabbiare, stiede zitta.
Quando vanno a tavola, dice il su' marito: " Ma che tordi eh! " - " No, ormai l'è passata, ma son merli! " " I' ti dico che son tordi! " - " E io che son merli! " E cominciarono a tirarsi i piatti dietro. " Senti: ne tocco, ma ti dico che sono merli! " dice la moglie.
Il marito, non contento di avergli tirato i piatti dietro, cominciò a bastonarla. Picchia picchia, alla fine si calmarono e stiedere in pace.
Ecco, che il tempo delle novelle passa presto: si ci ritrovarono a un altro anno. Ecco che la moglie, erano a tavola, fa: " Te ne rammenti, anno in questo giorno?' Tu volevi che quelli fussero tordi; invece erano merli ". " Senti: 'un ci ritornare sii questo discorso; ti dico che eran tordi! " - " E i' dico che eran merli; tu ha' fare icchè tu vòi: quelli erano merli, chè io 'un vo' passar per grulla! ".
Il marito prese una furia e la bastonò ben bene; e ogni anno, all'anniversario del matrimonio, facevano sempre le medesime scene.
Firenze.
Varianti e Riscontri
Il FANFANI, a proposito della questione sull'autenticità della Cronaca di Dino Compagni, raccontò sul Borghini questa novella. La sua versione pare più completa, perchè la moglie, anche al letto di morte, quando domanda perdono al marito, pensa sempre a' merli: ed il marito ne conviene solamente per non farla andare dannata. E toscane sono le versioni datene dal NERUCCI nelle Sessanta Nov. montalesi, n. XXXI: Pi ' petta bugiardo; dal GRADI ne' Proverbi e modi di dire, pag. 13; dal FANFANI nel Vocab. dell'uso toscano, alla voce Forbice; dal VARCHI nell'Ercolano (Padova, Comino, 1744, pag. 150); dal MINUcci nelle note al Malmantile a proposito della stanza 53 del canto X; dal PAULI ne' Modi di dire toscani ricercati nella loro origine, n. CXXV, pag. 233. Due versioni siciliane sono nelle Fiabe siciliane, n. CCLVII: Forfici fóru e ne' Cunticeddi di me nanna del MAMO, n. XVII: Li dui tistuti. Altre versioni popolari e letterarie se ne leggono nel Fuggilozio del COSTO, @ib. IV: Marito e moglie inquieti; nello Specchio de la cevertà di NICOLA VOLTIERO; nell'Utile col dolce del P. CASALICCHIO, cent. 1, dec. 8, arg. 9; che diedero la medesima tradizione degli Epidorpidi di G. ENS, 11. Il POGGIO nelle sue Facezie raccontò la medesima storia intitolandola Pertinacia mulieris, che nelle Facezie or ora uscite in Roma, Casa Sommaruga, 1885, 2' ediz., al n. LVIII esce col titolo: Di una donna ostinata a chiamar pidocchioso il marito. Altre citazioni di versioni francesi, inglesi, anche antiche, sono nelle Fiabe siciliane, IV, pagg. 412, 413, 447 e 448.
L'articolo del RALSTON del Fraser's Magazine colà ricor~ dato richiama alla donna che salisce la corrente, fiaba della nuova serie de' Norske Folkeeventyr samtede og fortalte al P. CHR. ASBJ5RNSEN Og jbRGEN MoE ove una donna testarda, e animata da uno spirito di contraddizione, vien tuffata dal marito in un fiume senza volersi ricredere d'aver detto che il campo di grano era stato falciato. Aggiunge che questo racconto corre in Inghilterra e n'è argomento il fatto di una corda che il marito diceva tagliata col coltello, e la m oglíc, colle forbici. In Russia c'è pure la corda, ed anche la barba del marito, che questo dice rasa e la moglie tagliata. Tutte le versioni si accordano nel far annegare la moglie testarda e ostinata, e nell'assolvere il marito dell'annegamento, che considerano come un castigo meritato. Tipi di testardaggine sono nelle Novelle abruzzesi del FINAMORE, n. XLIX, e nelle Fiabe siciliane, n. VI.
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