Le tre parole
C'era una volta marito e moglie, e avevano tre figlioli, che non sapevano discorrere. Venne il tempo che morì la mamma e il babbo, con la distanza di due anni dall'uno all'altro. Quando furono morti: - " Sapete ", disse il più grande, " che ho pensato? s'anderà a girare il mondo; intanto si sentirà discorrere e s'imparerà anche noi ". S'inviarono giù giù discorrendo, e trovorno tre strade. - " Più belle di così non si può trovare! Sicchè sono tre strade: uno di qui, uno di qui, uno di qui; il primo che avrà imparato qualche cosa, ritorni qui, poi si cercherà del servizio ".
Il più grande chiappò la strada d'il mezzo, e trovò un camposanto; passando questo camposanto vedde due uomini che discorrevano, discorrevano. Li riacchiappò, e sente dire: Sì - Ah! ho imparato abbastanza, ho imparato a discorrere; ora mi rivolto. - Si rivoltò dall'altre strade; nessuno era ritornato. C'era una locanda, e si mise un poco a mangiare.
Il mezzano cammina cammina, vedde du' contadini con una cesta di fieno in capo, che discorrevano. Fece come quell'altro, e disse uno: E' vero. - Ho imparato abbastanza, ora mi rivolto; - va alle tre strade: era venuto il maggiore.
Il più piccolo cammina cammina, trovò una pecoraglia' che diceva: E' giusta; era di sera e dava dietro alle pecore.
Ho imparato abbastanza, - dice lui: - ora mi rivolto.
Arrivò alle tre strade, ed erano tutti e due ritornati quelli altri maggiori, -' " Cos'hai tu imparato? " - " Ho imparato Sì ". E quell'altro: - " E' vero ", e l'altro: " E' giusta ". - " Si può andare anche al palazzo reale a servire, ora che si sa queste parole ", e via via s'inviarono tutti e tre per la medesima strada. Arrivarono un pezzo giù alla strada, trovorno un casino di cani, si chiusero tutti e tre dentro, e dormi che ti dormo. Quando fu mezzanotte, il cane, disperato, voleva andare a letto; abbaia, abbaia, non gli aprirono: sicchè si mise li fori a dormire. - Guarda stanotte abbiamo anche il cane che ci fa la guardia a noi; ma domattina bisogna fare adagino. -
La mattina s'alzarono; il cane dormiva, non gli fece nulla. Su per la strada trovorno un omo morto. - Guarda questo pover'omo: bisognerebbe portarlo alla città; bisognerà avvisare la Giustizia. -
Va via uno e la va a avvisare. Ecco la Giustizia:
" Chi l'ha ammazzato? chi non l'ha ammazzato? Che l'avete ammazzato voialtri? " Fece il più grande: " Sì " (non sapeva dir altro). E quell'altro avviò a fare: - " E' vero ". - " Dunque vi si legherà? " e il più piccolo: - " giusta ".
Sicchè bisognò pigliarli per forza, e portarli nella città con questo morto. Nella città a fargli l'urlata: - Si hanno a fare anche a pezzi! l'hanno detto da sè questi birbanti!, E loro non sapevano rispondere altro: - Sì... E' vero!...E' giusta! -
Li portarono in galera; dopo un dato tempo a scalzarli,' e loro non sapevano dire altro che sì, è vero, è giusta. Dunque dopo che ce l'ebbero tenuti tanto e tanto, li levarono, perchè si capì che erano degli sciocchi. E questi tre fratelli se ne andiedero a casa.
Allora questi impararono a sue spese. Il più grande disse: - Si prenderà un contadino, e si farà i contadini.
Presero un contadino, fecero i contadini e addio, ma non sapevano discorrere; intraveníva qualche cosa male, qualche altra peggio. Pensò il più grande di prender moglie. Prenderò una donna che sappia discorrere; se no, ci intravenirà qualche cosa di peggio. - Prese una moglie che sapeva bene discorrere, e lì fecero un bellissimo sposalizio.
lì stiedero e se ne diedero,
una ciatta a me mi diedero.
Fabbriche.
Varianti e Riscontri
Di questi qui pro quo non ne mancano nella novellistica specialmente letteraria.
Vedi la nota a papi. 165.
Ciatta, secondo il Fanfaní, significa nulla; ma secondo la narratrice, merda.
Il piovano e il Fagioli
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