Il Piovano e i Fagioli



Il Granduca per voler fare una buffonata al poeta Fagioli, pensò di scrivere una lettera, e mandarlo a un piovano in campagna, e in questa lettera concludeva che questo piovano tenesse il Fagioli tutto il giorno senza mangiare. Il Fagioli andò là e presentò la lettera al piovano; la lesse e intese ... : il Granduca voleva che ritenesse il caro Fagioli senza mangiare. Il Fagioli capì, e disse: - Tu verrai in Firenze, caro prete: te la servo io!... - La sera il caro sor piovano gli rese un piccolo bigliettíno, e lo rimandò di dov' era venuto. Il Fagioli va e presenta il bíglietto al Granduca, dove ci diceva che aveva eseguito l'ordine che aveva ricevuto. Il Granduca ricevendo questo biglietto diede in uno scroscio di risa; il Fagioli però disse: - Me la pagherà il
caro piovano!... -
Il venerdì prossimo' venne a Firenze il signor piovano; al momento che il Fagioli lo vidde: - " Vegga, sor piovano: la deve venire a far colazione meco al caffè ". Prende quattro crazie di scialappa,' e la dà a un garzone del caffettiere, che gliela mettesse dentro nella tazza del prete. Il bravo prete si prese la cioccolata come se non fosse nulla: dopo che ebbero terminato di far colazione, disse il Fagíoli: " Venga, signor piovano; s'anderà un poco in Boboli a fare una passeggiata, a respirare un poco d'aria ". Quando eran lì che passeggiavano, si vedeva il caro priore che 'un si sentiva troppo bene, aveva forti dolori di corpo; ma al Fagioli 'un lo voleva dire. Il Fagioli lo vedeva cambiare di colore via via; gli disse: - " Ma, signor piovano, lei si sente qualche cosa ". - " Caro Fagioli, sì, ho gran dolori di corpo, che mi sento morire " (- Crepa - disse il Fagioli dentro di sè). Insomma, alla fine il priore 'un poteva più stare. - " Qui non può far niente davvero ", disse il Fagioli. - " Come faremo? " - " Sa cos'ha fare? s'avrebbe a levare il nicchio' di testa, farla dentro, e poi turarla con delle foglie di limoni: io m'avvierò avanti perchè 'un s'abbia a dare indizio alla porta, l'aspetterò giù in piazza ". E difatti il prete lo lasciò; venne giù il Fagioli, e alla porta gli disse al portiere: - " Badate: quel priore che viene ha dei limoni nel nicchio ".
Il bravo Fagioli andiede a veder sortire il prete nel mezzo di piazza Pitti. Eccoti il prete che sorte. Il portiere dice: - " Venga qua, sor piovano: cos'ha lei nel nicchio? " e si trovò la mano piena di merda. Ridi il Fagioli. Il prete rimase stupefatto a quella scena; andiede dal Fagioli, e si slanciò per rimproverarlo; ma il bravo Fagioli gli disse: " Impara, caro prete: quil giorno mi tenesti senza mangiare, ti ho fatta la rivange;' siamo del pari ".
Il fatto fu raccontato al Granduca, e lì fu fatta una bella risata.
Firenze.,


Varianti e Riscontri

La prima barzelletta, quella cioè della lettera, si riscontra in altre novelle. Nelle note del MINUCci al Malmantile riacquistato una simile viene attribuita a Pippo del Castiglioni, e al suo padrone Vierí da Castiglione (vedi a pagina 197 del presente volume). Nei Cento Racconti di MICHELF, SOMMA, n. LXXVI, vi è qualche cosa di simile. Nel 75' de' Sicil. Márcben della GONZENBACH la regina affida una lettera a Ferrazzano per un tale che gli dovrebbe dare cento legnate. Nelle Fiabe síc. da me raccol7te, n. CLVI, § 10, il padrone di Ferrazzano fa a questo lo stesso tiro presso il Comandante dei Castellammare in Palermo. La rivincita che Fagíuoli si prende sul piovano è precisamente la stessa dello scherzo che Ferrazzano fa al contadino che viene a Palermo (vedi le mie Fiabe, n. CLVI, § 3: Lu contrabbannu di porta di Crastu); e si legge pure in FORTINI: " Un giovine senese essendo andato a diporto fino a Firenze per istare alquanti giorni, ed avendo nelle bolge un paio di camice per mutarsi, li portieri gliele tolsero in frodo. Il gíovine sdegnato alla sua partita si volse valere dell'onta fattagli, ed a petto una scatola piena di fesse, se le fe corre in frodo con proferger loro venticinque scudi se gliela voleano rendere. Così la lasciò a' gabellotti, che apertala rimasero beffati ". Parte di questa novellina richiama alla CXLVII
I)PII'Assiinta, cameriera in Firenzc,
delle Novelle del SACCHETTI: " Volendo frodare un ricco di danari la gabella s'empie le brache d'uova; essendo detto ai gabellini, quando passa il fanno sedere, e tutte le uova rompe impiastrandosi tutto di sotto e pagando il frodo rimane vituperato ".

indice
HOME