Capo di becco
C'era un volta un omo, con tre figliole. Quest'omo l'andava a far le legne, e le donne lavoravano a far l'erba. Un giorno va a far le legna, e vede in un bellissimo prato un bel ceppo grosso. - " Come l'è cresciuto questo bel ceppo! L'è tanto che non sono stato in questo prato, lo piglierò io ". - Si mette lì con il pennato, spezza, spezza, ma questo ceppo 'un voleva venir -via; finalmente venne via, ma tutto a un tratto venne una bellissima buca; s'affaccia a questa buca per vedere cosa c'era, e vede venire una vecchina. " Cosa vuoi? " - " Sono un povero omo, venivo a far le legna, ho visto questo bel ceppo e mi sono insegnato a sbarbarlo e portarlo a casa ". - " 'Un lo sai che questo è un ceppo che 'un si poteva toccare, siccome questo ceppo è fatato? che in giro ci stanno le fate? " - " Io 'un lo sapevo! " - " Se tu 'un lo sapevi, per tua punizione mi devi portare una delle tue figliole; se 'un me la porti, tu sarai insultato, perchè io verrò a trovarti sino a casa; sarai insultato... ".
Questo povero omo si mise a piangere, venne via; entra in casa. Le figliole gli vanno d'intorno: - " Cosa c'è? cosa c'è? " - " Cosa c'è? Sono stato a fare le legna in un prato dove c'era un bellissimo ceppo, l'ho sbarbato, è venuta fori una vecchina che era una fata, e mi ha detto che se io 'un vi porto una di voialtre 'un si sa quello sarà di me ". La maggiore disse: " I' 'un vo' ire ". La mezzana: " Sia che si sia, io 'un voglio andare ". La piccina disse: " Per salvare il babbo anderò io ".
Questo povero vecchio prese questa bambina più piccola, con un gran dispiacere e piangendo, e andette via. Quando fu in codesto prato, il ceppo era divenuto più bello di prima. Per tre volte picchiò su codesto ceppo, come n'ora convenuto con la fata, e comparve la solita vecchina.
-" Ecco: quell'altre 'un son volute venire, io ho portata questa ". - " Basta che sia una, vai tranquillo: ne terrò di conto quanto ne puoi tenere te ". Quest'omo pianse a lasciar la figliola. La vecchia prese questa bambina, e la portò in un bellissimo palazzo, e gli faceva fare la vita della signorina, mangiar bene, vestir bene, ma senza vedere mai nessuno.
Dopo due anni che era in codesta buca, questa bambina cominciò a dire: " Nonnina, mandatemi un pochino in quel prato, a prendere un pochino d'aria ". - " No, tu ti troverai a de' dispiaceri; 'un andare, 'un andare ". - " No, no ". - Insomma coi suoi preghi la mandò. Battiede la mazzettina fatata e la fece diventare tutta vestita di teletta d'argento, e la messe con una seggiolina a fare la calza su codesto prato.
Dopo du' ore che la c'era, vedde du' alla lontana che venivano presso di sè, vedendo questa cosa tanto rilucente. Erano du' cacciatori: il figliolo d'il re, con un altro signore. S'accostarono, e gli domandarono cosa faceva costì. E la gli disse: " Faccio la calza ". Il figliolo d'il re la interrogò in che maniera l'era costì. Lei gli raccontò il fatto come stava, come c'era venuta; e lui gli domandò se si poteva parlare a questa vecchina. - " No, piuttosto l'avviserò io, e la pregherò che mi mandi un'altra volta. Domani la ci ritorni, gli saprò dire come la pensa la nonnina ". Ma questo re nell'andarsene rimase innamorato.
Lei va, la picchia a questo ceppo, la nonnina gli riapre, e ritorna in giù. - Dunque gli raccontò che gli era stato questo re, che gli aveva fatto questa domanda. La nonnina non la voleva neppure ascoltare, perchè era senza core, che la voleva lasciare. Lei rabbonì, dicendo che lei era innamorata, che una sistemazione la doveva avere, e che questa non era la maniera di vivere sempre sola con questa nonnina.
Il giorno dopo la dovette ritornare da il re; la gli disse la nonnina: - " Parlagli, che al più presto possibile sarai sua sposa, ma bada bene una cosa: che tu di questa casa cerchi di portare via tutto, senza lasciare niente; se no, sarà peggio per te! " Lei il giorno dopo la torna su, e destinarono il giorno che il re l'avrebbe mandato a prenderla per isposarla.
Il re mandò a prenderla con du' signori in carrozza il giorno dopo. Quando lei la fu in carrozza, la si guarda avanti, e non si vede un filo di vezzo rosso, che le aveva dato quella su' nonna, e che aveva lasciato sulla toletta; e doventò subito un capo di becco. - Arrivarono a il palazzo, preparate gran feste, e il re vedde questo spettacolo. I du' signori gli raccontarono il fatto, come l'era andato, che in carrozza era entrata una bella ragazza, e che poi l'avevano veduta doventare questo mostro. Il re 'un sapeva se l'aveva a fare un foco e bruciarla; ma poi fu consigliato di metterla su in certe soffitte che ei aveva, e tenerla da bestia.
La fu portata su. Le sere dopo, al re furono date delle feste da ballo, perchè e' si svagasse; ma niente, 'un si poteva svagare, da tanto che l'era innamorato. C'erano du' ragazze che si pretendevan o il re. A il re gli partorì una cagna e fece tre canini, e li diede a rilevare uno a Capo di becco, e uno per uno a queste ragazze che se lo pretendevano, e quella che l'avrebbe rilevato meglio, sarebbe stata la su' sposa. Dunque, figuriamoci come li rilevavano queste du' ragazze; e Capo di becco il suo lo metteva là, gli dava un po' di pane; era doventato un can da pecoraio. Quando
fu il tempo destinato, il re mandò a avvisare che i canini fossero riportati. I servitori andarono a avvisare anche Capo di becco, che l'indomani il re voleva il cane. - " Pigliatelo ancora, che ne ho fare io del cane! " - " Oh l'è bellino! gli piacerà a il re questa bella bestia. Se vedessi quelli delle du' signorine! " Nella notte gli venne un'idea a questa Capo di becco: si calò giù con delle funi questo cane a ddosso, e via a correre, e va alla nonnina.
La picchia a questo ceppo, e la nonnina gli comparisce; ma la scacciò via, 'un la voleva più vedere; ma prega, prega, la fece passare. La ragazza gli disse che gli accomodasse questo cane perchè doveva portarlo a il re. La nonna 'un voleva ci aveva tanti contrasti; finalmente la batte una mazzettina, e gli fa doventare un canino in una panierina tutta traforata d'oro, che 'un s'era mai veduto il più bellino. Lei torna a casa, e mette questa panierina sul tavolino che l'aveva, e va a letto. La mattina, eccoti i servitori che vanno a prendere i canini da quelle du' signore; il re rimase molto contento nel vedere queste bestioline, che erano tanto ben tenute, e mandò a chiamare queste du' signorine che andassero a vedere come gli facevano le feste; dopo mandò il servitore a prendere il canino di Capo di becco: - " Sento che è un can da pecoraí; vediamo questo mostro che è su ".
Il servitore va su, e principia a chiamare: " Capo di becco, Capo di becco! " - " Cosa volete? " - " Dammi il cane". - " Pigliàtelo, l'è costì sulla tavola". " Sulla tavola! Sulla tavola 'un c'è? (l'aveva visto il giorno avanti) ". - " Sì, sulla tavola, dice lei. Pigliate cotesta panierina. Lui si avvicina, vedde che l'era robba che si moveva, e va giù da il re, che stava a aspettare in sala questo spettacolo. Tutti si guardano in viso 'un sapendo cos'era. Apre questa paniera il re, e sorte un canino, un canino che non c'era il più bello, e si mise subito a far le feste a il re,e baciarlo.
Quelle signore tutte che c'erano rimasero stupefatte a vedere questa cosa, quasimente mortificate, perchè il re aveva detto che quella che avrebbe rilevato meglio il canino, e' l'avrebbe presa per isposa. Il re pensò subito: qui ci dev'essere un mistero; deciderò domani di dare una festa di ballo, e vedere questo Capo di becco. - Il servitore va ad avvisare Capo di becco, che la sera dipoi doveva andare alla festa. - " Cheh!... 'un voglio venire! 'un so ballare, un vo' venire... mi vergogno io... " - La sera dipoi preparato il ballo, Capo di becco si cala, e va dalla nonna solita. La nonnina, la solita cosa; ma prega, prega, perchè gli accomodasse il capo, che dovea andare alla festa di ballo del re, che oramai la penitenza l'aveva fatta, la nonnina la fa doventare più bella di prima, e la fa vestire come la prima volta che l'avea veduto il re. Allora 'un aveva più le corna; la nonna gli diede una mazzettina, che quando sarebbe arrivata al palazzo, sarebbe salita su senza salir le scale. Lei la prese, salutò la vecchina e andiede via e salì su senza metter piedi in sulle scale. Aperta la festa del ballo, i servitori andieron su con due torce a prendere il mostro. - " Capo di becco, il re ti vole alla festa ".
I servitori aprono l'uscio, e vedono quest'angelo; la scende giù e va in sala e principia subito a ballare con il re. Il re l'abbracciò, riconobbe che era quella di prima, e la volle per su' legittima sposa; e lì si sposarono e lì se ne stettero e se ne godettero.
Londa
Varianti e Riscontri
Il NERUCCI, Sessanta Novelle popolari, montalesi (Firenze, Le Monnier, 1880), nn. XXX.- Collo di pecora, e XXXXVII, Testa di bufala, presenta due versioni di questa stessa novella.
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