Le fate
C'era una volta una mamma, che aveva du' figlie: una bona e una cattiva. Questa cattiva proprio era sua: l'aveva fatto lei, e quella bona era figlia di un'altra madre. Un giorno a quella bona gli diede una libbra di canapa e gli disse: - " Tu devi andare a badare alle mucche nel bosco, e filare tutta questa canapa ".
Questa bambina a piangere, poverina! Viene una vecchina, che era una fata, e: " Bon giorno, bambina ". " Bon giorno, nonnina ". " Mi pettini? " - " No ' un posso, perchè ci ho da fare questa canapa ". - " Poi te la fo io ". E la pettina.
Dopo un pezzetto dice: - " Bambina, cosa mi trovi in cappo? " " Perle e oro ". - " Perle e oro avrai ".
La vecchina gli piglia questa canapa, va dalle mucche e dice:
Mucche, con le corna filate, E con la bocca annaspate.
E le vacche lo fanno.
Questa bambina arriva alla sera, figurarsi come l'era allegra! Va a casa, per la strada a cantare tutta contenta, e la mamma: - " Che ha fatto quella cosa? " - " Mamma, l'ho bella e finita ". - " Brava, bambina! Domattina devi andare dalle fate a pigliare lo staccio ".
Questa bambina a piangere, a piangere; ma trovò la
vecchina, che gli dice:
" Bon giorno, bambina! " -
" Bon giorno, nonnina ".
" Cos'è che piangi tanto? Che t'hai, Nina? " - " 'Un so
dove sono le fate ". - " Te lo insegnerò io; lo vedi quel ponte là? lì sotto ci sarà un uscio. Le fate ti diranno: " Bambina, arruffa tutta la casa, rompi tutti i piatti "; ma tu devi rimettere tutto perbenino. Ti diranno: " Che voi tutte chicche, o pan nero e cipolla? " Tu dirai: " Io piglierò che mi danno loro; ma io piglierei cipolla e pan nero ", e vedrai che ti daranno tutte chicche. Poi ti diranno: " Come vói essere tinta: nel cappo d'oro o dell'olio ". Tu hai a dire: " nel cappo dell'olio ". Tu vedrai, ti metteranno nel cappo dell'oro; tu verrai tutta bella. T'hai a picchiare; ti diranno: " Bambina, metti un dito "; invece t'hai a mettere uno stecco; se no, ti tagliano il dito ". " Grazie, vecchina ". - " Di nulla, bambina ".
Questa bambina arriva là e picchia. - " Chi è? " " Son io ". - " Mettete un dito ". Invece lei mette uno stecco; se no, gli tagliavano il dito.
La passa in casa: - " Bon giorno! Dice la mamma: che glielo dà lo staccio per piacere? " - " Bambina, arruffami tutta la casina rompimi i piatti ". Invece lei accomoda tutto perbenino; i piatti li rigoverna. - " Bambina,va' in camera, arruffami ogni cosa ", e lei invece accomoda tutto perbenino, rifà il letto perbene. - " Brava, bambina! cosa vói: chicche o pan nero? " - " Quel che vogliono loro: pan nero ". E invece gli portano un pollo, e chicche di tutte le specie. E poi quando n'ebbe tante mangiate, ne conserva alla su' mamma e alla su' sorella. - " Bambina, dove vói essere tinta: nel cappo dell'olio, o nel cappo dell'oro? " - " Nel cappo dell'olio ". E la pigliano invece, e la mettono nel cappo dell'oro, e la viene tutta bene con uno strascicone che bisogna vedere! E poi la va via. Gli dicono prima di andare via: - " Quando tu senti ragliare il ciuco un ti voltare; quando senti cantare il gallo, vòltati ".
Cammina un pezzo, e trova il ciuco: " Canta, canta, ma io 'un mi volto ". Poi sente cantare il gallo, lei si volta, e gli viene una bella stella in fronte, ma tanto bella! e tutti la guardavano. - " Guarda quella bella signorina! ".
Veggono uno splendore la su' mamma e la su' sorella. " Guarda quella bella ragazza! entra nel nostro uscio... Guarda: è la mi' sorella; l'è la Caterina, l'è la Caterina! Vuo' andare anch'io a portare lo staccio, vuo' andare anch'io ", fa la bambina cattiva
Questa bambina cattiva si chiamava Giovanna. Dice la
mamma:
- " Domani hai andare te ". - E va questa bambina la
mattina, e trova la vecchina. - " 0 bambina, bon
giorno!
". " Guarda quella vecchiaccia; io 'un gli voglio dare il
bon giorno. Basta: gli darò il bon giorno... " -
" Bambina, dove vai? " - " Dove mi pare e piace ". - " 0 che importa rispondere così? " - " Basta: gli dirò: vado dalle fate a riportare lo staccio. Che lo sa dove stanno? "
- " No. Che te l'ho a insegnare io? "
" Sì ". - " Vedi quel ponte là? " - " Sì, l'ho visto ".
" Son là. Ti diranno: " bambina, mettimi tutta perbenino
la casa ". Invece te l'hai a rompere ogni cosa, l'hai ad arruffar il letto, tutto.
Poi se ti diranno: " voi chicche o pan nero? " " lo voglio le chicche l'hai a dire te, voglio doventare bella come la mi' sorella ". Poi ti diranno: " Dove voi essere tinta nel cappo dell'oro o nel cappo dell'olio? " T'ha' a dire: " lo nel cappo dell'oro voglio diventare bella come la mi' sorella ". Gli fa tutte queste avvertenze; poi la richiama: " Sai' Nina! quando picchi, invece dello stecco devi mettere il dito; se no, ti tagliano lo stecco ". - " Arrivedella ". -
" Addio ", senza ringraziarla nè nulla. - " Mi ringrazi? ". - " Basta... la ringrazio... ".
La bambina va là a picchiare. - " Chi è? " - " lo ". - " Bambina, metti un dito ". Mette il dito, e gli tagliano il dito. Tutta sanguinosa questa figliuola, la entra in casa delle fate, e la principia a piangere: - " Guarda cosa mi hanno fatto! ... Ecco: tenga lo staccio; la mamma gli manda a riportare lo staccio ". - " Bambina mi metti perbenino tutta la roba? " Invece lei gli rompe ogni cosa. - " Bam
bina, vói chicche o pure pan nero? "
" lo voglio chicche
come le ha date alla mi' sorella ".
" Sì " e invece gli
portano tutto pan nero e cipolle. Questa
bambina li mangia.
- " Dove vói essere tinta: nel cappo dell'oro, o nel cappo dell'olio? " - " Nel cappo dell'oro, voglio doventare bella come la mi' sorella ". La pigliano e la mettono nel cappo dell'olio. Figurarsi! brutta era; tutt'unta, bisognava vederla! Prima di andar via gli domandano: - " Quando senti cantare il gallo 'un ti rivoltare; quando senti ragliare il ciuco, voltati "'. E l'avvia.
Cammina, cammina un pezzo, canta il gallo. " Canta, canta, ma io 'un mi volto ". Dopo un poco cammina un altro pezzo, raglia il ciuco; la si volta e gli viene sulla fronte una gran coda lunga lunga, da testa gli arrivava insino a' piedi. La cominciò a dire questa figliola:
Dalo dalò!
La coda dell'asino
Mi si attaccò.
La va a casa questa figliola a piangere: - " Guarda che mi hanno fatto a me! a lei no! ".
La su' mamma piglia il coltello, taglia, taglia, 'un gli riesce di tagliarla quella coda; poi gli riesce, ma gli resta ancora il segno, il carnino.
Un giorno il re vede quella bella ragazza, con una bella stella sulla fronte: " La voglio io per isposa quella ragazza, la voglio io per isposa ".
Fissarono che quell'altro giorno sarebbe andato a pigliarla. La pensò la matrigna di riporre questa bella; messe panni alla su' brutta, gli tagliò un altro poco la coda, e vestì lei. E questa bella la messe in un tino.
Eccoti il re viene a pigliarla (brutta!) e se la mette in carrozza - c'era un gallo, e avviò a cantare:
Gnau gnaulino,
La bella l'è nel tino,
La brutta l'è in carrozza
Che il diavolo se la porta!
C'era un servitore; sente fare questo canto a questo gallo. Il servitore lo disse al padrone: " La bella è nel tino ". Andettero e cavarono la bella, e ci messero la brutta, nel tino.
Eccoti che la matrigna la scalda una caldaia di acqua bollente, e va a portarla per buttarla nel tino e così far morire la Caterina. La diceva la figlia: - "Mamma, 'un mi bruciate, son la vostra figliola! ".
- " La mia fìgliola la è a marito,
Con cento anella in dito"!
La bruciò, e la morì. Quando credette che la fosse morta, andette a cavarla, e vidde che era la su' figliola, e lei per 'un essere scoperta la levò, la vestì e la messe a capposcala con una rocca e un bel pinocchio di stoppa.
Eccoti che torna il su' padre; credendo che la dormisse, " Così tu fili? " fa. Gli dà un capaccione, e gli fece barellare tutta la scala. Scappa fori la mamma: " Oh, birbante, tu hai ammazzato la mi' figliola! " Allora andettero per giustizia dal re; il re, che sapeva che ci avevano messo per tradimento quella bella nel tino diede la su' sentenza: e il padre fu liberato, e castigata la mamma, che la bruciarono. E il padre si ritirò con la figliola, quell'altra;
lì se ne stiedero, e lì se ne godiedero,
a me nulla mi diedero.
Larga la foglia, stretta la via:
Dite la vostra, che ho detto la mia.
Firenze
Varianti e Riscontri
A Londa, presso Pontassieve, prov. di Firenze, si chiama la novella del Gatto mamone. Il gatto canta questi versi:
Gnau gnaulino,
La bella l'è sotto il tino;
La brutta l'è in carrozza:
Il caval bianco del re che se la porta.
In una variante della Garfagnana Estense le due bambine vanno a domandare lo staccio in casa delle Fate, e s'affaccia alla finestra la spazzola (granata). La bambina cattiva canta:
Don don!
La coda dell'asino mi si attaccò!
Altra variante toscana di Pratovecchio è La Vecchina nella citata mia raccolta di Novelle popolari toscane, n. VIII, alla quale seguono due altre, egualmente toscane: Le Fate e I Gatti, versione, questa, che finisce quasi con le medesime parole de La bella e la brutta delle Novelline di S. Stefano in Calcinaia del DE GUBERNATIS, n. I.
Altre versioni toscane abbiamo nella Novellaia fiorentina, nn. IX e XV: La bella Caterína e La bella e la brutta, e n. XIII: Il Luccio, al quale segue El Sidelín, vers. milanese. Nina la stella e Betta 'Icodon, nella Vigilia di Pasqua di Ceppo del GRADI, è una variante anch'essa toscana, e così pure quella riassunta nella Zoological Mytbology del DE GUBERNATIS, TI, 62: Le Fate, n. 409 del CORAZZINI; Tbc Little Convent of Cats, di Colle Val d'Elsa, e Tbc Fairies' Sieve, di Barga nella Garfagnana, nn. I e II dei Tuscan Fairy Tales. Si cfr. con Il Gestello, di Jesi, n. XXXI del COMPARETTI; con Lu cuscinille, n. XVIII del DE NiNo; con Le tre fate, III, 10 del BASILE; con il Cuntu di li musceddi, di Maglie, del PELLIZZARI, p. 37, dove però la ragazza fortunata aiuta i micini a' servigi di casa, e la sorellastra no; con Li dui soru, e La mammadràa, nn. LXII e LXIII delle mie Fiabe. In Bologna la CORONEDIBERTI ne raccolse una versione col titolo: La fola dèl sdaz, n. IX della seconda edizione delle sue Novelle. Il BERNONI, n. XIX delle Fiabe, ne diede una versione veneziana: La putela dai quattro oci, ed un'altra che ha il medesimo fondo nelle Tradizioni pop. veneziane: I cinque brazi de tela; una tirolese
SCHNELLER, n. 8: Die zwei Scbwestern, che ha molti punti
rassomiglianza con Die Geschicbte von den zwei Scbwestern,
7; e con Le due sorelle, p. 14 delle Fiabe e Leggende della
valle di Rendena nel Trentino del dott. N. BOLOGNINI.
Nel comune di Giugliano in Campania ne raccolse una var. col titolo: 'U cunte r' 'e ggatte meccoce L. TAGLIALATELA, e la pubblicò nel Giambattista Basile, nn. Il, n. 7; Napoli, 15 luglio, 1884, p. 54; ed una albanese-calabra in Pallagorio> intitolata: Le due sorelle, L. BRUZZANO, che ce la fece conoscere ne La Catabria, an. 1, n. 3; Monteleone, 22 novembre 1888.
Per la matrigna che perfidia a danno della figliastra, cfr. 1 Sicilianische Márchen della GONZENBACH, nn. 2, 3, 4, ed a p. 45 del vol. Il. 2' le mie Fiabe, Novelle e Racconti, nn. XLI, LVI, LVII.
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