Cenerognola



C'era una volta un uomo vedovo, che aveva due figlíuoli: un citto e una citta. Questa citta si chiamava Cenerognola, perchè stava sempre fra la cenere a frugare.
Disse un giorno quest'uomo a' figliuoli: - " Sapete, figliuoli miei? sono costretto a prendere moglie, perchè voialtri siete piccoli, ed io non posso andare più avanti ".
Risposero tutti e due: - " No, babbo, non prendete moglie, perchè quando ci sarà la matrigna, la ci picchierà, la ci farà patire fame, ce ne farà di tutte ".
-"No, no, bambini miei; voi vedrete: piglio una donna che vi vorrà bene ".
Quest'uomo tanto fece, che prese moglie.
Questa donna quando fu stata quindici giorni, la cominciò a pigliare a noia questi figliuoli, a bastonarli, a fargli patire fame.
Sapete che il tempo delle novelle passa presto; la fece una citta. Questa citta venne grande, ma era brutta ' e la Cenerognola era tanto bellina. C'era la Città lì vicina che il re dava tre festini di ballo tutti gli anni.
Quest'uomo un giorno disse alla su' donna: - " lo vado alla fiera a comprarvi i vestimenti ".
Dopo ad Adolfo (che era suo fratello, della Cenerognola):        < Cosa tu vuoi? io vado alla fiera ". " Portami un bel vestímento ".
così fece alla figliuola della su' moglie.
Va dalla Cenerognola, e dice: - " Te cosa tu vuoi, Cenerognola? che io vado alla fiera. C'è la festa da ballo... per poterti portare qualche cosa ".
-" Sentite, babbo; vu' mi dovete portare un uccellino di tutti i colori ".
E costì quest'uomo andò via.
La matrigna che sentì che aveva chiesto l'uccellino, disse: - " Ah Cenerognolacciola! tu vuoi l'uccellino, ma neppure alla festa da ballo tu 'un verrai ".
- " A me 'un m'importa ".
Torna il babbo della Cenerognola, porta il vestito ad Adolfo, porta il vestito alla sua moglie e alla figliuola della sua moglie, e alla Cenerognola gli presenta l'uccellino.
La sera che dovevano andar alla festa da ballo, si vestono tutte e quattro, e la Cenerognola resta in casa. La matrigna: - " Vedi, Cenerognolaccia: se tu ti facevi portare il vestito, venivi anche te, e così tu stai fra la cenere ".
Questa: - " A me 'un m'importa nulla ".
Al fratello gli dispiaceva lasciar la sorella in casa, bene che ci aveva quell'altra.
Cenerognola appena che furono passate l'uscio, n'esce fra la cenere, e va là dal su' uccellino; la dice:

" Uccelín verderiò,
Fammi bella più che 'un so';
Fammi bella quanto il sole
Possa piacere allo mio amore! "

L'uccellino gli domanda: - " Di che colore lo vuoi il vestito? " - " Tu me lo devi dare colore d'aria, con tutti bubbolini d'oro, che sonino tutti i balli del mondo ".
Questa si vede apparire tutto questo bel vestito, con due cameriere che la vestono; e poi chiede una pariglia con quattro cavalli.
Questa Cenerognola la monta in carrozza, e la va al festino di ballo.
Il re, appena che la vedde, gli va incontro, e costì la invita a ballare per tutta la sera; e lei gli dice che lei 'un si pole trattenere che infino alle undici.
Quando furono l'undici lei si disimpegna con il re, la dice che vole andar via; e costì tanto fece che andò via.
Il re diede ordine alle guardie che stessero attenti dove entrava questa donna. Questi, attenti, via dietro a il legno che correva.
Questa la batte la su' bacchettina fatata, fa venire una gran nebbia che non vedessero più, dove andava. Le guardie tornarono indietro, e andarono da il re e gli dissero che 'un , avevano potuto vedere dove entrava questa donna, che li aveva fatto venire una gran nebbia; 'un avevano potuto veder nulla.
Il re gli disse: - " Bene, starete attenti domani sera ".
Ecco questa qui (tornamo alla Cenerognola), la torna a casa, lei lesta la si spoglia, la si riveste come era prima, e la ritorna fra la cenere.
E così fenisce la festa da ballo, e torna a casa il babbo, la matrigna, il fratello e quell'altra sorella.
La gli dice la su' matrigna: - " Se tu avessi veduto la bella signora che c'era! Ha ballato tutta la sera con il re ".
Loro 'un l'avevano conosciuto che era la Cenerognola quella signora che ballava.
Lei dice: - " Cosa m'importa a me? A me non importa nulla ".
Sapete che il tempo delle novelle passa presto; e si ritorna alla sera seconda.
Queste di casa sua si vestono per andare alla festa da ballo.
Gli fa il fratello alla Cenerognola: - " Vedi Cenerognolina: se tu t'eri fatto portare il vestito, così venivi anche te alla festa di ballo ".
-" Cosa m'importa a me? A me 'un m'importa nulla. Andate, andate voialtri a divertirvi ".
Quando furono andati via, la va là da il su' solito uccellino, e gli rifà la solita storia:

" Uccellin verderiò,
Fammi più bella che io 'un so';
Fammi bella quanto il sole
Possa piacere allo mio amore! "

L'uccellino gli risponde: - " Che veste tu vuoi? ".
- " Tu me lo devi dare color del sole ".

Questo uccellino gli fa apparire un vestito color del sole, con due donne, e una bella toeletta; la vestirono e la pettinaro 'un potete creder come. E chiede una pariglia a otto
cavalli.
Il re quando vede apparire questa donna rimase stupido.
Questa la va nella sala da ballo, e s'impegna con il re per ballare. Lei gli dice che 'un può ballare più che sino alle undici. Quando furono le undici, lei si disimpegna, si impegna per quest'altra sera, e va via.
Le guardie, attente a veder dove entrava questa donna. Quando lei fu vicina a casa sua gli butta così uno sbruffo di quattrini. Questi 'un stedono a vedere dove andava la donna, si messero a raccattare quattrini.

Questi quando si furono avvisti che avevano fatto del male: - " Uh, poeriní! come si ha a fare a tornare da il re? ".

Tornarono da il re, e gli dicono impauriti, che questa gli ha buttato quattríni; si sono messi a raccattarli, che avesse tanto pazienza che a loro avevano fatto gola i quattrini.

-" Sentite: se voialtri 'un state attenti domani sera, che è l'ultima festa da ballo, io v'ammazzo! ".

Lasciamo il re e torniamo alla Cenerognola, che correva co' cavalli. La torna a casa, la si spoglia, si riveste co' suoi cencíarelli, e ritorna a buttare all'aria la cenere.

Torna i su' genitori e gli dicano: - " Tu avessi veduto, Cenerognola, com'era vestita quella signora! "

" Cosa m'importa? a me 'un importa nulla. Io mi
diverto fra la mia cenere, 'un mi diverto alla festa da ballo ".
Costà al fratello gli dispiaceva (che era fratello vero) un potere portare la sorella.
Il tempo delle novelle passa presto; si ritorna alla terza sera, l'ultima sera delle feste da ballo.
Quelli di casa si vestono e vanno via, e la Cenerognola rimane sola come il solito. Quando furono andati via, la va da il su' uccellino, e gli dice:

" Uccellin verderiò,
Fammi più bella ch'io non so';
Fammi bella quanto il sole,
Possa piacere allo mio amore! "

L'uccellino gli domanda che vestito vuole.
" Tu mi devi dare un vestito colore del mare, con una pariglia di dodici cavalli ".
Costì gli appare questo vestito color del mare, con due donne; la vestirono, e monta in legno nella pariglia di dodici cavalli; e va al festino da ballo.
Quando il re la vedde va a pigliarla per ballare; gli domanda di dove era. E lei gli rispose che lei 'un sapeva di dove era.
Costì, quando fu arrivata la solita ora delle altre sere, la si disimpegna da il re, e va via.
Le guardie, attente, che era l'ultima sera.
Lei 'un sapendo come fare per 'un farsi vedere dove entrava, gli butta una scarpa; e loro lesti, piglia la scarpa, e la portano a il re.
Il re tutto contento: se 'un ho veduto dove l'è entrata, anderò a misurare la scarpa, e la troverò.
Si messe in giro con du' servitori a vedere di chi era questa scarpa. Aveva girato tutta la città, ma 'un aveva trovata nessuna che gli potesse stare questa scarpina.
Disse il re: - " Ora sì 'un so più dove debbo andare a girare, per vedere a chi è bono questa scarpa! ".
I servitori gli dissero: - " Signora Altezza, si è girato tanto e 'un siamo andati in quel castelletto di case' che c'è laggiù ".
-" Uh! fammi il piacere! ... Chi ci deve stare lassù ín quelle casacce? "
-" Ma proviamo, Signora Altezza; tante volte sa, proviamo ". - " Proviamo ".

Vanno in questo castelletto di case e avviarono a girare, e tutte le citte che erano in questo castelletto, le fecero venire giù sulla porta per misurargli questa scarpa.
La matrigna della Cenerognola aveva portato la su' figliola vera.

E disse il re (la misura a questa citta): - " Neppure al dito mignolo va ".

Il re gli domanda a questa donna se ci aveva più citte.
E lei gli risponde: - " Che ce ne ho una che sta sempre fra la cenere! "

Il re gli dice: - "Fatemela vedere".
" Ma che, Sor Altezza! La vedesse, fa infino paura ".
" No, io la voglio vedere ".
Questa matrigna va su dalla Cenerognola: - " Oh Cenerognolaccia, c'è il re: ti vole misurare la scarpa. Come tu non hai neppure vestito, come tu poi fare a venire giù da il re? ".

-" Sì andate a dirgli che ora vengo, 'un ci pensate voi ".

La Cenerognola la va da il su' uccellino: dice:

" Uccellin verderiò,
Fammi bella più che 'un so';
Fammi bella quanto il sole,
Possa piacere alla mio amore!
Dammi un vestito da casa ".

Questa quando la fu vestita la va giù. La matrigna quando la vedde la rimase incantata. Dopo il re: - " Che è questa la citta brutta che vu' ci avevi? ".
Questa la scampare con il re. Lui gli misura la scarpa, la gli stava dipinta. Il re disse: - " Oh! ... ora io l'ho trovata. Sentite: domani io vi manderò a pigliare con una bella carrozza, e venite voialtri a accompagnarla, venite tutti lag-
giù ".
La mattina il re gli manda una bella carrozza perchè ci montasse questa Cenerognola. E così montarono tutti in carrozza: il babbo della Cenerognola, la matrigna, il fratello e la sorella.
Quando furono a il palazzo vicino di il re, la matrigna la gli leva la bacchettina fatata che aveva qui a cintola, e la fa 'gnuda, e la fa diventare una serpe; e gli dice al fratello: - " Lo vedi come ho fatto a lei? se tu parli, faccio
così anche a te ".
Questo povero citto, zitto, 'un parlava.
Vanno da il re e gli riporta la figliola, ma il re 'un gli pareva più la solita di ieri. Costì il re la sposò, guà. Ma queste du' donne birbone, per la paura di questo Adolfo che gli scoprisse, che la sorella era diventata serpe, un giorno a tavola, la disse la matrigna, a il re: - " Lo sa, Signora Altezza, che cosa si è vantato Adolfo? (lo calunniava, avete inteso?) Si è vantato che in un forno brucerebbe tutte le serpi che c'è nel mondo ".
Considerate questo figliolo! Chiede tutte le scuse, che un era vero.
Il re: - " Se si è vantato, lo farà ".
Questo Adolfo per paura della matrigna ebbe a stare zitto, e non dir niente. Se ne va fuori a piangere lì per il giardino, e si sente chiamare: - " Adolfo, cosa tu fai qui, povero sciagurato? Lo so, lo so, cosa ti hanno calunniato! ",
Si volta così e vede questa serpe, e dice: - " Ah, sorellina mia! ".
-" Senti: 'un ti perdere di coraggio; dà retta a me, che poi ti riescirà di star bene. Senti: te stanotte devi bruciare tutte le serpi, è vero? Da il re fatti dare uno staio di confetti piccini, e te mettitili tutti in seno. Senti: tu vedi quanto a me la mi gnudò, la mi lasciò questo vezzino nero, che ho a il collo. Tu vedrai: passeranno tante serpi, passeranno a migliaia; quando tu le vedrai scemare, l'ultima sarò io. Sta attento a questo vezzíno nero. Tu vedrai: ci sarà il re lì attento. Senti: tu ti accosterai alla bocca d' il forno; quando vedrai me, apriti il seno; fa vista di prendere la pezzola che io ti possa entrare in seno; e te sei lesto a portarmi in cantina, perchè io, quando ho finito i confetti che hai in seno, io comincio a mangiare te ".
Questo torna a casa e va da il re, e dice che tutte le serpi le avrebbe bruciate nella nottata, e che preparasse le legna e uno staio di confetti.
Il re gli prepara della legna giù nel forno, e questo staío di confetti. Questo citto, quando furono le dodici, va a dar fuoco a il forno. Venian serponi, ne venian grossi, ne venian a migliaia. Quando ne fu passate tante tante, c'era il re lì a vedere; avviarono a scemare; ne passava una, due. Quando lui è lì, e vede questa serpe, lui lesto, e va così attento alla bocca d'il forno. Si leva la pezzola, si asciuga il sudore, e gli entra la serpe in seno; e lì passa un'altra serpe, e chiude il forno e dice a il re:
-" Ora delle serpi non ce n'è più ", e lui lesto corre in cantina. Questa serpe gli dice: - " Guarda; io l'ho finito tutti i confetti, ce n'ho uno; se tu 'un facevi lesto, bisognava che mangiassi te ". E costì la lascia in cantina, e
lui va su da il re.
La matrigna la gli dice alla sua figliuola, che era diven        tata la sposa d' il re. - " Ora è morta lei, ma si ha vedere: si fa morire anche lui con qualche calunnia ".
Un altro giorno la dice, la matrigna di Adolfo, a il re: " Lo sa, Signora Altezza, che cosa si è vantato Adolfo? " - " Cosa si è vantato? ".
-" Si è vantato di fare un palazzo di faccia a il suo, ma più bello, più grande, e più valore d'il suo. E devono essere dugento cinquanta stanze. In una nottata lo vol fare ".
Rispose il re: - " Quando si è vantato, lui lo farà ".
Adolfo che sente: - " Ma le pare, Signora Altezza, che io possa fare questo palazzo in una nottata? "
-" Sì, una volta che tu l'hai detto, tu lo devi fare ". Questo si mise a piangere, e va giù in cantina dove aveva la su' bella serpe.
Lei dice: - " Cosa tu hai, sciagurato? ".
Gli fa il racconto cosa aveva calunniato la su' matrigna.
La gli dice: - " Senti; 'un ti devi spaventare; quello sarò io che aiuterò te. Senti: va da il re, tu ti devi far dare tutti gli arnesi che pole avere un muratore, calcina, rena, tutto il bisogno per fare un palazzo. Tieni questo mazzo di crini: sono dugento cinquanta; te vai a letto stasera. Questi crini mettili sul cassettone; tu vedrai che domattina il re dalla bramosia di vedere il palazzo, si leverà fino più presto. Senti: se verrà alla tu' camera a chiamarti, te fa' vista di avere un gran sonno. Lui ti dirà: Adolfo, vieni a farmi vedere il palazzo. - La mi lasci stare, Signora Altezza! sono stanco, ho lavorato tutta la notte. Tieni: io te ne ho dato dugento quarantanove di queste crini, questo crine mettilo da sè solo sul cassettone, che domattina tu troverai tutte chiavi. Questa chiave che ti ho dato da sè, sarà di una stanzina che gli farai vedere l'ultima, ma fatti pregare di molto per fargliela vedere. Tu gli dirai che c'è la roba che ti è avanzato per fare il palazzo in quello stanza.

Questo giovane, l'aveva pregato tanto il re, e gli apre l'uscio.
Il re, quando fu aperto quest'uscio, l'abbagliò e perse il lume degli occhi dal tanto splendore che mandava quella stanza.
" Dimmi, Adolfo, chi è quella donna? "
" Mia sorella, sua sposa ".
" Mia sposa? ".
-" Sì. Quando la mia sorella doveva venire da lei, la mia matrigna l'affatò serpe "> e gli fece tutto il racconto.
Va là, abbraccia questa ragazza, e gli dice: - " Dimmi che morte si deve dare alla tu' matrigna e alla su' figliuola? ".
La gli dice lei: - " Debbono essere bruciate nel mezzo di piazza ".
La matrigna, quando la vede la su' figliastra che prima era Cenerognola, la rimase morta.
Il re diede ordine che facessero de' vestiti di pece e vestirono tutte e due queste donne: la figliola e la matrigna, le portarono in mezzo di piazza e gli diedero foco, e il re e la regina stediero a il terrazzino a ridere.

Fecero le nozze e un bel convito:
Alla Maria gli toccò un bel topo arrostito.

Pratovecchio


Varianti e Riscontri

Questa novella è uno dei più bei tipi del tema della Cenerentola, e nella seconda parte contiene quasi un secondo tipo, che è quello della matrigna.
Arisparmio delle moltissime indicazioni di varianti che dovrei fare, rimando il lettore alle note della Ciabattina d'oro
zino ci sarò io a sedere. Se lui ti domanda chi è quella, tu gli devi dire: " E' mia sorella su' sposa ".
Questo giovane tanto fa, e va da il re, e gli dice:
-" La senta, Signora Altezza: lei mi deve dare tutto il bisogno che ci vole a un muratore, che a me non mi mette pensiero a fare questo palazzo ".
Il re gli dà tutto che ci voleva. Questo giovane va'via, e va a letto di nascosto a il re, che 'un lo vedesse nissuno.
Pensate che il tempo delle novelle passa presto; s'avvia a far giorno. Il re curioso dalla bramosia, si affaccia alla finestra e vede questo palazzo accanto a il suo che faccia abbagliare di tanto bello che era.
Il re si leva lesto lesto, e va alla camera di Adolfo. " Adolfo, Adolfo (lo chiama per tre volte), vieni per farmi vedere il palazzo, vieni ".
Questo citto dice: - " Mi lasci stare, Signora Altezza, che io ho tanto sonno, io sono stanco ".
-" No, vieni, Adolfo, fammi il piacere, vieni a farmelo' vedere ".
Questo citto si leva e va con il re nel palazzo. Gira, gira tutte le stanze, il re rimaneva rincordonito: era una più bella dell'altra. Fa questo giovane: - " Questa è l'ultima stanza, Signora Altezza; dopo questa 'un ce n'è più ".
Gli fa vedere questa stanza, e poi questo citto se ne andava via.
-" Adolfo: oh, quella stanzina lì piccola, perchè 'un me la fai vedere? ".
-" La senta, Signora Altezza, 'un importa che gli faccia vedere quella stanzina; c'è del legname che mi è avanzato, della calcina, dell'arena, tutti gli arnesi, 'un vorrei che gli cascasse qualche cosa addosso ".
-" No, Adolfo, fammi vedere anche quella; bene che sia brutta, voglio vedere anche quella li ".

di Monte Mignaio nell'Archivio delle tradizioni popolari, v. 1, pp. 190-200, n. VII, ed al prezioso volume della Cox: Cinderella. Tbree Hundred and fortv- ' five variants of Cinderella, Catskin a. Cap. o' Rusbes, ecc. (London, Nutt, 1893), che ormai è capitale per lo studio del famoso argomento. Del quale volume è una larga notizia nell'Arcbivio medesimo, v. XIII, pp. 441-448, (Pal. 1894). Le varianti posteriormente pubblicate in Italia e fuori non hanno in nulla modificato le conclusioni del libro.

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